Promuovere attivamente la tutela della vita umana nella Ue è responsabilità dei cittadini. Ed è proprio dalla “base” che è partita la petizione popolare «Uno di noi» per dare riconoscimento e protezione all’embrione umano in sede comunitaria. Dell’iniziativa, cui hanno aderito sinora in 320mila nei 27 Paesi Ue (86mila le firme italiane, su carta e online), ha parlato ieri anche il cardinale Angelo Bagnasco, spiegando che si tratta di «un gesto concreto e propositivo affinché la coscienza europea non perda se stessa rispetto al valore fondamentale del riconoscimento della difesa e promozione della vita umana in tutte le sue espressioni e fasi». Il suo intervento è stato in qualità di vicepresidente del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee): l’iniziativa ha infatti un respiro europeo, ma all’Italia domani si chiede di recitare una parte da protagonista con la giornata di raccolta straordinaria di firme promossa dal Comitato che sostiene la petizione nel nostro Paese e da associazioni ecclesiali e movimenti laicali che ne fanno parte. Coinvolte in prima linea numerose parrocchie, che ospiteranno tavoli, volontari e moduli per aderire. «L’iniziativa “Uno di noi” dei movimenti per la vita di diversi Paesi europei – ha ricordato Bagnasco dopo l’incontro dei vertici del Ccee con il Papa ieri mattina – prevede la raccolta di un grande numero di firme da presentare alle istituzioni europee per il riconoscimento definitivo dello statuto dell’embrione come soggetto di diritto». La petizione – «che noi appoggiamo ma della quale non siamo i diretti promotori», ha precisato il presidente dei vescovi italiani – è «una risposta concreta della coscienza cristiana, non solo cattolica, rispetto al cammino europeo». Una mobilitazione di cittadini, dunque, alla quale la Chiesa offre un convinto sostegno, considerato che la posta in gioco è l’uomo stesso. «Si tratta di difendere la vita in tutte le sue fasi ed espressioni», ha detto ancora Bagnasco, che ha anche specificato come la cittadinanza sia «un diritto fondamentale della persona in quanto tale, da salvaguardare» con «forme concrete» che tocca alla politica individuare affinché «chi approda in Europa possa trovare l’integrazione che tutti si augurano e che è doverosa».Attorno a «Uno di noi» – l’embrione anch’egli cittadino europeo – si ampliano le dichiarazioni di impegno. «Credo che negli scopi della campagna – ha dichiarato il medico e bioeticista Giovanni Stirati, del Cammino Neocatecumenale – possano ritrovarsi anche persone non cristiane, di diverso orientamento culturale e religioso, che riconoscano con onestà intellettuale gli aspetti antropologici ed etici dell’embrione umano. Noi faremo la nostra parte, nelle parrocchie dove siamo presenti ci siamo già messi al servizio della comunità per proporre l’adesione». Rilancia la sua grande mobilitazione anche l’Azione cattolica invitando esplicitamente «tutti a firmare» mentre sul sito di
Tracce, mensile di Comunione e Liberazione, si spiegano accuratamente fini della petizione e modalità per firmare domani: «Allora, il concepito è o no un essere umano? È o no uno di noi? Già far risuonare questa domanda è un successo, perché genera una salutare inquietudine».