Londra. Charlie, il 25 luglio dovrebbe arrivare la sentenza
Si conosce il nome dello specialista che potrebbe avere in cura il piccolo Charlie Gard se la divisione per i minori e la famiglia dell'Alta Corte di Londra dovesse dare il via libera alla nucleoside therapy, l’ormai famosa terapia sperimentale che i genitori del bambino chiedono da tempo per curare il loro figlio di nemmeno un anno. Nell’udienza di venerdì 14 luglio il giudice Nicholas Francis ha deciso di rimuovere l'ordine che proteggeva l'identità del neurologo statunitense. Questi, in videocollegamento con il giudice, nell’udienza del giorno prima aveva affermato che la terapia ha il 10% di possibilità di migliorare in modo significativo le condizioni del piccolo di undici mesi affetto da una rarissima disfunzione del mitocondrio e il 56% quantomeno di farlo sopravvivere a questa malattia letale.
Il super-esperto si chiama Michio Hirano e arriverà a Londra lunedì 17 luglio per incontrare i suoi colleghi del Great Ormond Street Hospital (Gosh), convinti da sempre che la macchina per il supporto alla respirazione che tiene in vita il bambino debba essere staccata, e il piccolo vada lasciato morire perché le cure sperimentali volute dai genitori prolungherebbero inutilmente la sua sofferenza. Dell’équipe che verrà consultata dalla Corte, attesa a Londra, fa parte anche uno specialista italiano dell'Ospedale Bambino Gesù.
I medici visiteranno il bambino che verrà anche sottoposto a nuovi test – se i genitori accorderanno il permesso – per stabilire quanto è stato realmente danneggiato il suo cervello dalla malattia. Mentre infatti i medici del Gosh sostengono che sia cresciuto il corpo del piccolo ma non la testa, i genitori ribattono che la circonferenza del cranio sarebbe aumentata di due centimetri in una settimana.
Il giudice Francis ha dichiarato che prenderà una decisione definitiva sul piccolo martedì 25 luglio. È stata fissata infatti per lunedì 24 la prossima udienza, mentre la prossima settimana sarà dedicata ai decisivi consulti clinico-scientifici. Dovrebbe concludersi insomma entro dieci giorni la lunga battaglia legale che ha visto i medici del Gosh – centro pediatrico di eccellenza mondiale – ricorrere ai giudici per ottenere il permesso di disattendere le richieste dei genitori e lasciar morire Charlie senza tentare altre terapie.
Mamma Connie e papà Chris si sono opposti in ogni grado di giudizio con tenacia e fermezza ma si sono visti respingere argomenti e appelli, sino alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, il 27 giugno. I genitori di Charlie vogliono che il bambino venga trasportato negli Stati Uniti per essere curato ma un ordine del tribunale impedisce al piccolo di viaggiare, bloccando anche l’ipotizzato trasferimento all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, prestigioso e rispettato centro clinico pediatrico, che si è detto disponibile ad accogliere Charlie ed è pronto a tentare il nuovo protocollo.
Sono emersi venerdì ancora una volta, nell'aula dell'Alta Corte, i differenti punti di vista delle parti coinvolte. I medici britannici hanno chiesto di poter incontrare i loro colleghi in arrivo dall’estero almeno una volta senza che i genitori entrassero nell’aula perché «si sarebbero sentiti più liberi di esprimere il loro punto di vista». L'avvocato della famiglia, Grantam Armstrong, ha fatto notare che Connie Yates e Chris Gard ritenevano che rientrasse nei loro diritti di genitori partecipare agli incontri. «Connie è diventata una vera esperta dei particolari medici della condizione di suo figlio Charlie e potrebbe dare un contributo importante», ha detto l'avvocato. Il giudice ha replicato che «la mamma non è qualificata, non è oggettiva e non è indipendente». «Non può esserlo. Non è un critico», ha detto Nicholas Francis che, alla fine, ha consentito alla mamma di Charlie di partecipare agli incontri con i medici.
Il giudice ha anche detto di voler vedere la trascrizione dell'incontro dei medici e si è detto «disponibile ad accogliere qualunque accordo venga raggiunto tra le parti purché il bambino non venga spostato all’insaputa della Corte». All'udienza Connie e Chris erano troppo emozionati per parlare con i giornalisti. Attraverso un portavoce hanno però fatto sapere di «condannare gli abusi e le minacce di morte alle quali sono stati sottoposti i medici e lo staff del Gosh». «Non è certo questo il modo di sostenerci – hanno detto –. Se qualcuno ha a cuore davvero la causa di Charlie faccia donazioni oppure partecipi a proteste pacifiche, lontano però dall'ospedale». Secondo il quotidiano Daily Mail, i medici dell'ospedale avrebbero ricevuto minacce e insulti sui social netwok mentre qualche squilibrato ha detto di voler danneggiare l’ospedale.