«Il rischio dello scarto in sanità oggi è altissimo. Ecco perché è necessario verificare lo stato di salute del Sistema sanitario nazionale e provare a cercare soluzioni possibili. Tutti insieme». Per farlo, don Massimo Angelelli, direttore dell'Ufficio Cei per la Pastorale della salute,
ha chiamato a raccolta 11 federazioni nazionali delle professioni sanitarie, esperti del settore, rappresentanti istituzionali, ricercatori ed economisti
. Realtà che in tre tappe distinte (10 maggio, 15 novembre e 5 aprile 2025), fino al Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità del 2025, metteranno a fuoco problematiche irrisolte ma soprattutto proposte condivise e concrete, per evitare che il Servizio sanitario nazionale non sia più davvero gratuito e accessibile a tutti. Per la prima volta chiamati a lavorare tutti insieme, i rappresentanti di Fnomceo, Fnovi, Fofi, Fnopi, Fnopo, Fno Tsrm Pstrp, Cnop, Fnob, Fncf, Fnofi, Cnoas alla conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa della Cei si sono impegnati a fare rete condividendo idee e soluzioni.
«Il tema degli esclusi dall’accesso alle cure – dice Angelelli – sta diventando un'emergenza sempre più seria. Se prima si poteva pensare che riguardasse alcune fasce ridotte di popolazione molto svantaggiate, oggi sappiamo che 4,5 milioni di persone non possono curarsi e che la spesa privata per la salute nel 2022 ha superato i 40 miliardi. Ci stiamo allontanando dal dettato costituzionale che prevede accesso universale alle cure e la gratuità per gli indigenti. Si stanno curando solo i benestanti». La preoccupazione per il futuro è evidente. «Ma la crisi del Sistema sanitario non dipende solo da un problema di risorse economiche – aggiunge il direttore dell’Ufficio Cei –. È necessaria una riflessione anche su come ottimizzare quello che abbiamo. Non dimentichiamo che è in atto una crisi identitaria di alcune professioni sanitarie. Non a caso molti giovani oggi preferiscono sbocchi lavorativi che garantiscono maggiori gratificazioni, meno stress e più tempo libero».
Per dare sostegno non solo ai pazienti ricoverati ma anche agli operatori che ogni giorno se ne prendono cura circa 1.400 sacerdoti sono presenti negli ospedali italiani. «Quando si parla di sanità – ricorda Angelelli – ci si concentra molto su strutture e strumenti ma ci si dimentica delle persone, dei loro bisogni e dei carichi di stress ai quali sono sottoposti per la mancanza di personale e i turni di lavoro spesso insostenibili. Dobbiamo imparare a prenderci cura di tutti, senza esclusione».
Al primo appuntamento delle tre tappe, il 10 maggio all'Università degli studi di Verona – disponibile anche in diretta streaming sul canale YouTube dell’Ufficio Cei a partire dalle ore 15 – sul tema delle povertà sanitarie si confrontano il ministro della Salute Orazio Schillaci, Americo Cicchetti, direttore generale della programmazione sanitaria, e Alberto Siracusano, coordinatore del Tavolo di lavoro sulla salute mentale, sempre del Ministero della Salute. Intervengono anche Chris Brown, direttore dell'Ufficio Europeo per gli Investimenti e lo Sviluppo della Salute dell'Oms, Silvio Brusaferro, professore ordinario di Igiene generale e applicata all'Università degli studi di Udine, già presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Cristiano Camponi, direttore generale dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), e Ketty Vaccaro, sociologa e responsabile dell'Area welfare e salute del Censis.