Milano. 40 anni di Cav Mangiagalli, la responsabile: «Paola Bonzi, io e 26.512 bambini»
Una mamma con il suo bambino
Per il Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli di Milano il 12 novembre 2024 resterà per sempre una data storica: quella della celebrazione dei suoi primi 40 anni di attività. «Abbiamo scelto di entrare in ospedale, perché era lì che si potevano davvero incontrare le donne, anche quelle che potevano avere ripensamenti all’ultimo secondo»: così raccontava Paola Bonzi, fondatrice e ispiratrice, fino alla sua prematura scomparsa nell’agosto 2019.
Che dono averla incontrata sul mio cammino. Mi fu presentata da una coppia di amici, e fin da subito ci riconoscemmo nello stesso pensare, nella stessa visione della vita. Ricordo benissimo quando andavo a trovarla nella sua stanza, in Mangiagalli: Paola ti scrutava nel cuore, con due occhi meravigliosamente azzurri, aperti, spalancati, accoglienti, sebbene non vedessero. Raccontava senza sosta del Cav, delle sue attività, di ciò che era urgente fare. Ricordo le nostre interminabili quotidiane telefonate da cui uscivo talvolta provata. Quanti problemi, quante difficoltà, ma anche quanta gioia, quanti incontri.
Iniziai a fare volontariato, a dare una mano, i banchetti di panettoni natalizi e colombe pasquali, le primule. E poi le riunioni serali con lei e un gruppo di amici del Cav Mangiagalli su un’idea che le era tanto cara: il progetto lavoro per le mamme e per i papà.
Paola continuava a ripetere a tutti che era preoccupata per chi un giorno avrebbe preso il suo posto. All’epoca avevo il mio lavoro, la mia famiglia e un po’ di volontariato al Cav. Con grande gioia un sabato mattina scopro di attendere un altro bimbo. Mi trovai a parlare con Paola, nel primo pomeriggio, a poche ore dalla mia entusiasmante scoperta. «Paola, devo dirti una cosa», le dissi, senza riuscire a proseguire. Paola subito esclamò: «Sei incinta!». Ricordo, come fosse ora, il mio grande stupore. Come poteva sapere? Come poteva avere intuito?
Ma questo è stato per me solamente uno dei molteplici “segni” straordinari di Paola. Tra racconti di mamme, preoccupazioni per trovare fondi, Paola continuava a varcare ogni giorno quella soglia della Mangiagalli, e la sera mi chiamava per sapere come stavo e raccontarmi tutto.
Estate di cinque anni fa: mi arriva una telefonata. «Paola sta molto male». «Ma com’è possibile? L’ho sentita ieri...». E il 9 agosto 2019 quando giunse la triste notizia. E ora che si fa? Paola ha lasciato un vuoto enorme, e il “suo” Cav Mangiagalli, che non può fermarsi. Lei stessa lo aveva scritto nel suo ultimo, profetico post: «L’avventura è stata meravigliosa e non può finire. L’estate ci sta portando lontano, ma solo fisicamente. Sono sicura che, come capita a me, anche per ciascuno di voi, ci sarà un angolo di cuore occupato dal desiderio di inventare modalità che possano continuare a far nascere. La Vita è Amore. Restiamo insieme, continuando a pensare alla nostra missione, costruendo così il Futuro».
Dopo pochi giorni, il 23 agosto nasce il mio bimbo. E tra telefonate e ricerche di qualcuno che potesse sostituire Paola, dopo neanche un mese mi giunge un’altra chiamata: «Ci vorrebbe una persona come te». Misi giù il telefono. Dopo due minuti richiamai. «Va bene, se volete, io ci sono». Quel giorno ricevetti una chiamata telefonica, sì, ma al contempo risposi a una “chiamata” ben più importante.
«Chi lavora al Cav non può chiudere la porta del suo ufficio e lasciare tutto lì» diceva Paola Bonzi. Lo posso confermare e testimoniare. La mia vita, la mia famiglia – marito e due figli – è totalmente e piacevolmente coinvolta nel Centro aiuto alla vita. Non ci si sdoppia, non c’è una linea che divide il tempo del lavoro dal resto. Tutto va e torna dove ha inizio: alla vita.
Sfogliando le pagine della storia del Cav Mangiagalli si trovano articoli, appunti, fotografie, letterine di bimbi, messaggi di mamme e papà. E poi piani di lavoro, bilanci, lettere di benefattori: quanta storia, quanta ricchezza di emozioni. Quante storie vere, vissute. Dietro quegli appunti, quelle lettere ci sono segni di speranza, lacrime e sorrisi. ma soprattutto vite 26.512 bimbi nati