Era stato accantonato per le elezioni, per non creare divisioni interne alla maggioranza. Ma adesso torna alla ribalta come obiettivo da realizzare entro l’estate nonostante i Comuni non abbiano alcuna competenza in materia. Dopo il registro delle unioni di fatto la nuova battaglia ideologica dell’amministrazione Pisapia è quella per il biotestamento. Ieri è stata presentata una delibera di iniziativa consiliare (firmata da Marilisa D’Amico del Pd e da Patrizia Quartieri di Sel) che prevede la possibilità di depositare le dichiarazioni anticipate di fine vita su temi quali i trattamenti sanitari che si intende o meno consentire in caso di perdita di coscienza permanente ed irreversibile, indicando anche uno o più fiduciari, ma anche sulla donazione degli organi e la cremazione. Al registro si potranno iscrivere tutti i residenti nel capoluogo lombardo.Nel caso in cui ce ne fosse bisogno il Comune si occuperebbe di consegnare i documenti alle strutture sanitarie e ai familiari. Nella proposta di delibera si fa riferimento esplicito al pronunciamento della Corte di Cassazione in merito alla vicenda di Eluana Englaro. Il padre, Beppino, era stato chiamato a dicembre a partecipare ad un dibattito pubblico a Palazzo Marino proprio sul tema del biotestamento. «Milano va avanti come laboratorio per i diritti civili» ha affermato l’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino commentando la presentazione della delibera, che si aggiunge alle altre due di iniziativa popolare delle associazioni «Radicalmente nuova» e «Io scelgo». Un coro di proteste arriva dal centrodestra che accusa la maggioranza di non lavorare per la città ma di fare solo propaganda.«C’è un corto circuito nella maggioranza che presenta due delibere differenti: una dei radicali l’altra del Pd» ha detto Matteo Forte del Pdl auspicando che ci sia la possibilità di sentire il parere degli esperti su un tema così delicato. Guerra interna alla maggioranza con il radicale Marco Cappato che in aula ha fatto capire di non aver gradito "l’invasione" di campo delle colleghe. «È una questione di competenza del Parlamento e non del Consiglio comunale» ha attaccato Riccardo De Corato di Fratelli d’Italia mettendo l’accento sul fatto che in giunta, dopo l’uscita di scena di Tabacci e dell’ex vicesindaco Guida, c’è ormai un solo esponente cattolico.