A 20 anni dall’enciclica «Evangelium vitae». Bagnasco: «Civiltà incivile se non rispetta i più fragili»
Il Vangelo della vita è attuale oggi più che mai. A 20 anni dalla pubblicazione dell’enciclica «Evangelium vitae», l'Ufficio Cei per la pastorale sanitaria e le associazioni degli operatori sanitari cristiani rilanciano l'appello di san Giovanni Paolo II, sottoscrivendo un «Manifesto per la vita» in 5 punti, che chiama a un rinnovato impegno pastori, comunità, professionisti della sanità, responsabili delle istituzioni sanitarie, politica. L'annuncio arriva al convegno dell'Ufficio della Cei per la pastorale della salute – «Il Vangelo della Vita per un nuovo umanesimo» – cui non ha fatto mancare il suo contributo il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. Il Manifesto per la Vita arriva a conclusione della giornata promossa in collaborazione con le associazioni cattoliche dei medici (Amci), degli operatori sanitari (Acos), dei farmacisti (Ucfi), della pastorale sanitaria (Aips) e del Forum delle associazioni socio-sanitarie. Durante la quale il cardinale Edoardo Menichelli, assistente Amci, annuncia al presidente dei medici cattolici Filippo Maria Boscia che «il 22 ottobre 2016, festa di san Giovanni Paolo II, si svolgerà il Giubileo degli operatori sanitari». È il cardinale Bagnasco a ricordare come sia sempre più evidente un'opposizione «tra la cultura della vita e la cultura della morte». E aggiunge: «Non possiamo non sentire l'eco del grido di tante vite spezzate». Giovanni Paolo II e oggi Francesco «ricordano con chiarezza che una civiltà che non si misuri efficacemente con le ali deboli della società è una civiltà incivile». Ma «le ragioni per cui il Papa ha scelto di scrivere questa enciclica oggi si sono ingrandite». Perché «è in atto una mutazione antropologica e intellettuale che conduce l'umano in una transumanza categoriale: l'alfabeto dell'umano viene continuamente ridefinito», in una «bolla in cui l'individuo si compone e si scompone a piacimento a prescindere da riferimenti oggettivi». Una china pericolosa, in cui «lo stato di diritto assume la ragione della forza» e «paradossalmente si può servire anche della democrazia quando, non fondata su princìpi universali, si affida alla logica della maggioranza che può diventare strumento di sopraffazione». Alla radice di tutto c'è anche «l'eclissi del senso di Dio e dell'uomo». Per il cardinale ciò «è frutto di una strategia che viene dagli anni '40, idee filosofiche che sembravano stravaganti e innocue diventate programma e metodo, sostenute con ingentissime risorse finanziarie, non dall'Italia, fino a influenzare popoli». Bagnasco cita «la cosiddetta finestra di Overton», metodo di manipolazione di massa: «Cose inconcepibili diventano plausibili, opportune, degne di legge. Dire il contrario produce una "persecuzione". Bisogna entrare nell'agone in modo intelligente, organizzato, coraggioso. Non per contrapporre ma proporre». Concorda don Carmine Arice, direttore dell'Ufficio Cei per la pastorale sanitaria: «Nel nostro Paese cultura antropologica e cultura giuridica non sono state avare nel minacciare la vita umana». Agli operatori sanitari cattolici parla il cardinale Francesco Montenegro, presidente della Commissione Cei per la salute: «Siete il volto di Cristo per l'uomo che soffre, ed egli è per voi il volto di Cristo». Il bioeticista Francesco D'Agostino invita a giocare un'altra mossa: «L'Evangelium vitae dice una cosa importantissima che non ha però un carattere teoretico o dottrinale, ma profetico. È l'appello "per la difesa della vita umana innocente": la categoria dell'innocenza è profondamente cristiana, Cristo è l'innocente perseguitato, ed è l'unica categoria che oggi potrebbe attivare un consenso morale universale».