Analisi. Perché l’Eliseo insegue le sirene libertarie. E punta su aborto e fine vita
Il ministro della Giustizia Eric Dupont-Moretti con la Costituzione francese "aggiornata" con l'inserimento della libertà di abortire
Perché l’Eliseo e la sua maggioranza non temono più di rompere gli argini in materia bioetica, su fronti sensibili come l’aborto e il fine vita? In Francia se lo chiedono in tanti, dopo la raffica di spinte e annunci controversi delle ultime settimane. Fin qui, il presidente Emmanuel Macron si era detto spesso incline a un atteggiamento prudente di «ascolto» su questi temi, considerando che problemi tanto legati alla sfera personale dovrebbero restare il più possibile lontani dagli usuali steccati ideologici fra destra e sinistra.
Ma i fatti ormai contraddicono ampiamente questa versione, come ha mostrato in particolare l’autentico show politico allestito per la costituzionalizzazione della «libertà garantita» di abortire. In proposito, in un discorso fiume davanti alle camere riunite, il premier Gabriel Attal ha enfatizzato che così la Francia sarà «pioniera, fedele alla sua eredità di Paese faro dell’umanità». Subito dopo, la reazione anch’essa trionfante di Macron: «Fierezza francese, messaggio universale». Per l’8 marzo, inoltre, un’altisonante celebrazione pubblica presso Place Vendôme a Parigi, durante la quale il presidente ha persino annunciato la volontà di battersi per esportare la manovra francese su scala continentale: «Mi auguro che la libertà d’interruzione volontaria di gravidanza sia sancita dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Perché oggi, in Europa, nulla può essere dato per scontato e tutto va difeso», ha martellato Macron, aggiungendo: «Combatteremo questa lotta nel nostro continente e oltre l’Europa, lotteremo affinché questo diritto sia universale ed effettivo. Combatteremo questa battaglia per tutte le donne».
Sono stati dunque ignorati gli avvertimenti del vasto fronte associativo in favore della vita che ha ribadito negli ultimi mesi i tanti effetti perversi di una simile volontà esplicita governativa di banalizzazione e privatizzazione dell’aborto: primo fra tutti, come hanno ricordato con forza anche i vescovi francesi, il fatto che «il numero di aborti non cala ed è anche cresciuto negli ultimi due anni», raggiungendo nel 2022 il livello record di 234.300 casi, ovvero 17mila in più rispetto al 2021 (8% di aumento). Numeri senza eguali in Europa, forieri di frequenti sofferenze psicologiche non solo femminili che, secondo tanti esperti, la politica francese non ha affatto voglia di guardare in faccia.
Come se non bastasse, a stretto giro di posta, l’Eliseo ha pure dichiarato di ricercare il varo in Parlamento, nei prossimi mesi, di una bozza di legge per sdoganare una forma inquadrata di «aiuto a morire».
In una lunga intervista pubblicata lunedì congiuntamente sul quotidiano cattolico La Croix e su Libération, giornale caro alla gauche parigina libertaria, il presidente ha fornito maggiori dettagli sugli auspici del governo, in vista del dibattito parlamentare previsto a partire da fine maggio. Per Macron, il dispositivo dovrà prevedere diverse condizioni restrittive. Oltre a essere maggiorenni, «le persone dovranno essere capaci di un pieno discernimento, il che significa che sono esclusi da questo aiuto a morire i pazienti affetti da malattie psichiatriche o da malattie neurodegenerative che alterano il discernimento, come l’Alzheimer». Altra condizione specificata: la patologia deve essere «incurabile», con una speranza di vita solo «a corto o medio termine». Si devono inoltre riscontrare sofferenze «che non possono essere alleviate». La decisione, secondo il presidente, dovrà spettare a un’équipe medica, «in modo collegiale e trasparente». Macron ha anche rivelato l’articolo che riguarda le condizioni previste per l’atto finale: «La somministrazione della sostanza letale è effettuata dalla persona stessa o, quando questi non è in grado di procedere fisicamente, su sua richiesta, da una persona volontaria che designa quando nessun vincolo di ordine tecnico ostacola ciò, o dal medico o infermiere da cui è accompagnata».
Annunci che hanno suscitato vive reazioni di opposizione tanto dalla Chiesa quanto dal mondo medico, e in particolare dagli organismi rappresentativi degli specialisti nelle cure palliative. Fra i forti timori del mondo sanitario, infatti, vi è quello che il varo della legge divenga il preludio di un ineluttabile declino della diffusione in Francia delle cure palliative, che non coprono ancora affatto tutto il territorio nazionale. Su quest’ultimo fronte, l’Eliseo assicura che la riforma del fine vita intende invece al contempo «rimettere le cure palliative al centro dell’accompagnamento». Tanto che «per i pazienti, ciò significherà una vera rivoluzione d’umanità e di fratellanza nell’azione».
In ogni caso, non è sfuggito a nessuno che il presidente ha operato quest’accelerazione sul fronte bioetico a ridosso delle elezioni europee, proprio mentre la sua coalizione è data da mesi in forte ritardo nei sondaggi rispetto all’ultradestra lepenista del Raggruppamento nazionale.
Secondo molti analisti, in realtà, le mosse bioetiche di Macron rientrano almeno in parte in una strategia politica precisa e sempre più palese volta a polarizzare al massimo il voto, secondo la contrapposizione fra i sedicenti «progressisti» (il campo presidenziale) e i loro nemici, etichettati come «reazionari», ovvero le formazioni d’ultradestra e sovraniste.
In proposito, occorre ricordare che il partito di Macron, atipicamente “centrista”, è nato come prodotto di sintesi dalla congiunzione di personalità provenienti da due aree politiche prima fra loro opposte: quella socialista, tendenzialmente libertaria sulle questioni bioetiche, e quella europeista-liberale, raramente contraria a evoluzioni in materia.
In questa fase il rafforzamento apparente dell’ultradestra spinge chiaramente i macroniani a investire politicamente in direzione dell’area in cui esisterebbe il maggiore bacino di elettori potenziali da conquistare, ovvero la sinistra moderata, da tempo scompaginata, dopo il collasso del Partito socialista e la radicalizzazione spinta di parte della gauche dietro il “tribuno rosso” Jean-Luc Mélenchon.
Insomma, anche secondo i consiglieri elettorali del presidente, è il periodo opportuno per mostrare di “fare qualcosa di sinistra”. E, come si osserva spesso in questi casi, gli strappi bioetici in chiave libertaria sono le uniche misure etichettabili come “progressiste” a costo zero, in un Paese come la Francia in cui la Corte dei conti ha di nuovo appena sottolineato lo stato «preoccupante» dei conti pubblici.
Sullo sfondo, secondo alcuni sondaggi, una maggioranza di francesi sarebbe favorevole tanto alla costituzionalizzazione dell’aborto già giunta in porto quanto a una breccia inedita all’insegna del “far morire”. Si constata dunque una maggiore accettazione di misure considerate invece in passato come estreme. Tanto che non pochi sociologi, filosofi e altri studiosi vedono in ciò pure l’effetto congiunto di un individualismo ormai a uno stadio «avanzato» e di una secolarizzazione anch’essa «spinta».
Fra calcoli politici di corto respiro e apparente “disimpegno” della politica rispetto alla sfera dei grandi principi filosofici e religiosi di tradizione umanistica, la Francia di Macron pare così cedere a scorciatoie etiche dagli effetti sociali difficili da prevedere.