Vita

La ricerca. Avere tante relazioni fa bene anche alla salute

Silvia Guzzetti martedì 30 luglio 2024

L’Organizzazione mondiale della sanità sottolinea come la mancanza di connessione sociale può avere un impatto sulla salute pari o addirittura superiore a fattori di rischio noti come il fumo e l'obesità. E’ stata proprio l’Oms, infatti, a dare vita a una nuova Commissione sulle Connessioni sociali, con il compito di esaminare e migliorare il ruolo centrale dei rapporti nell’impatto che hanno sulla salute di persone di tutte le età e in tutte le regioni del mondo. L'isolamento sociale e la solitudine, infatti, non colpiscono solo gli anziani, nei paesi ad alto reddito, ma rappresentano una sfida globale che influisce su tutte le fasce di età e sui vari aspetti della vita.

Le ricerche dimostrano, infatti, che le persone con connessioni sociali insufficienti sono a rischio elevato di ictus, ansia, demenza, depressione e altre gravi condizioni. La nuova Commissione lavorerà per promuovere soluzioni basate sull'evidenza e costruire collaborazioni per affrontare l'isolamento sociale, un problema che è stato esacerbato dalla pandemia di Covid-19.

Per capire perché i legami sociali influenzano così profondamente la nostra salute, dobbiamo considerare l'evoluzione umana. I nostri antenati vivevano in gruppi, dove le relazioni sociali erano vitali per la sopravvivenza. La perdita di contatti sociali avrebbe potuto significare fame o pericolo, rappresentando una minaccia reale per la sicurezza e il benessere. Da qui deriva la nostra risposta fisiologica alla solitudine, che attiva il rilascio di ormoni come il cortisolo, portando a reazioni che, sebbene utili nel breve termine, possono causare danni a lungo termine alla salute.

Tra gli ultimi studi a sottolineare l’importanza dell’amicizia per la salute c’è il volume di David Robson, “The laws of connection”, “Le leggi dei rapporti” che sottolinea come è importante rischiare e investire nelle relazioni sociali perché queste ultime hanno un impatto significativo sul nostro benessere. “Noi piacciamo alle persone e veniamo rispettate da loro più di quanto pensiamo e gli altri sono molto interessati a conoscere i nostri pensieri e sentimenti più profondi”, scrive Robson. Il volume è il prodotto delle ultime ricerche di psicologia e neuroscienza che dimostrano che i rapporti sociali sono essenziali per la salute mentale e la longevità. Secondo l’autore dovremmo investire nei rapporti le stesse energie che impieghiamo nello sport o nel rispettare una dieta sana. Tra i consigli del libro vi sono l’invito a “lodare generosamente le persone”, “chiedere aiuto quando ne hai bisogno”, “essere sempre civile e curioso quando vi sono tensioni con gli altri”.

Altri recenti studi dimostrano che le nostre amicizie potrebbero essere tanto vitali per la nostra salute quanto una regolare routine di esercizio fisico.

Il legame tra amicizia e salute non si ferma qui. Le ricerche hanno dimostrato che il supporto sociale influisce anche sul rischio di malattie croniche, come il diabete di tipo 2 e l'Alzheimer. Uno studio condotto su 4.000 partecipanti nel contesto dell'English Longitudinal Study of Ageing, uno studio approfondito, condotto nel tempo, sugli effetti dell’invecchiamento, ha rivelato che punteggi più alti nella Scala di Solitudine UCLA erano predittori significativi dell'insorgenza del diabete nel decennio successivo. Inoltre, legami sociali più forti sono stati associati a un rischio ridotto di sviluppare malattie neurodegenerative come l'Alzheimer.

Il legame tra socialità e salute è particolarmente evidente nelle malattie cardiovascolari. Studi su decine di migliaia di persone hanno dimostrato che l'isolamento sociale aumenta il rischio di sviluppare ipertensione e malattie cardiache, incrementando il rischio di infarto o ictus di circa il 30%. Julianne Holt-Lunstad, psicologa della Brigham Young University, ha condotto una meta-analisi su 148 studi, che coprivano 300.000 partecipanti e ha scoperto che la qualità e la quantità delle relazioni sociali erano fattori determinanti per la mortalità, superando anche il consumo di alcol, l'obesità e l’inquinamento atmosferico.

Tra i primi Paesi ad affrontare il problema della solitudine vi è stato il Regno Unito che, nel 2018, per primo, nominò un “ministro per l’isolamento”, Tracey Crouch. A promuovere l’iniziativa era stato l’omicidio, nel 2016, della parlamentare Jo Cox che era impegnata proprio sul fronte della battaglia contro la solitudine.

Da allora oltre 80 milioni di sterline, 95 milioni di euro, sono stati investiti nello sforzo di dare vita a comunità più forti, una necessità indispensabile dopo la pandemia, che ha contribuito a rallentare i rapporti sociali. Tra le iniziative promosse dal governo britannico vi è stata “Student Space", una piattaforma online, che offre sostegno mentale a tutti gli studenti in Inghilterra e Galles. L’ultimo ad essere scelto per guidare il dicastero della solitudine è stato Stuart Andrew, nel settembre 2022, che ha parlato apertamente della sua stessa solitudine e sottolineato come i parlamentari, spesso, siano isolati perchè non possono parlare dei loro problemi con nessuno.

Una recente ricerca globale della famosa casa di sondaggi “Mega Gallup” dimostra che l’isolamento ha, ormai, raggiunto livelli pandemici. Quasi un quarto di adulti, in 142 Paesi, hanno, infatti, dichiarato di sentirsi soli. Le cause di questo fenomeno non sono chiare ma la solitudine sembra più diffusa nei Paesi più ricchi forse perché ci si sposta più spesso per ragioni di istruzione o di impiego o perché si rimandano matrimonio e famiglia e si vive più a lungo.