Liverpool. Il giudice: dimettete Alfie. Ma l'ospedale vuole trattenerlo sino alla fine
La giovane Kate con il figlio Alfie in una foto scattata questa notte
E' un altro muro, l'ennesimo, quello che Alfie e i suoi genitori devono ancora superare. Al termine della convulsa giornata che ha seguito il distacco delle macchine per i supporti vitali del bambino, l'Alder Hey Children's Hospital di Liverpool ha diffuso una preoccupante nota nella quale, in pratica, conferma di voler trattenere il piccolo a tempo indeterminato. Cioè, fin quando cesserà di vivere. «Questa sera - si legge nella nota dell'ospedale pediatrico - l’Alta Corte ha nuovamente deciso che è nel miglior interesse di Alfie continuare con il piano per le cure di fine vita sviluppato dal team clinico che si è preso cura di lui. La nostra priorità rimane assicurare che Alfie riceva la cura che merita per garantirgli che siano mantenuti sostegno, dignità e privacy. Ciò include che si lavori a stretto contatto con Kate e Tom (genitori del bambino, ndr) mentre passano questo tempo prezioso insieme a lui. Saremmo grati se fossero mostrati rispetto e considerazione a tutto il nostro staff, ai pazienti e alle famiglie in questo momento difficile». Un linguaggio che rivela la radicale incomunicabilità rispetto a ciò che la famiglia sta realimente sperimentando (e comunicando lungo tutte queste interminabili giornate di sofferenza). Si annuncia inevitabilmente un nuovo ricorso dei legali di Tom e Kate contro la sentenza con la quale l’ospedale è stato lasciato libero di scegliere il da farsi: quella che sembrava la soluzione diplomatica al caso si sta infatti rivelando un altro vicolo cieco nel quale l’ospedale di Liverpool si chiude senza considerare la mano tesa del Bambino Gesù di Roma. Il ricorso dovrà per forza avere carattere d’urgenza, viste le condizioni estremamente precarie di Alfie, la cui vita continua a essere appesa a un sottilissimo filo.
Eppure contro ogni evidenza e pronostico, smentendo sentenze e protocolli clinici, il piccolo Alfie, 23 mesi è ancora vivo nonostante il distacco del respiratore, avvenuto lunedì sera alle 22.17. Nel frattempo il giudice d'appello dell'Alta Corte britannica Anthony Hayden, firmatario nei giorni scorsi del verdetto di via libera a staccare la spina ai macchinari a cui è collegato il piccolo Alfie Evans, in una nuova, inattesa udienza convocata nel pomeriggio di martedì al tribunale di Manchester sulla base degli ultimi sviluppi, ha nuovamente escluso la possibilità di trasferire a Roma il bimbo, ma ha chiesto all'Alder Hey Children's Hospital di Liverpool di considerare se il bimbo può ritornare a casa.
All'udienza erano presenti i rappresentanti legali di tutte le parti, inclusa la famiglia e l'ospedale, e l'ambasciatore italiano in Inghilterra Raffaele Trombetta. Il team medico dell'ospedale ha fatto sapere di aver bisogno dai 3 ai 5 giorni per dimettere il piccolo, per poi in serata chiarire la sua dura posizione.
La notte di Alfie
Nelle prime ore del mattino che i genitori del piccolo gli avrebbero praticato la respirazione bocca a bocca per qualche tempo, finché il bambino si è stabilizzato continuando a respirare da solo. Dopo che il bimbo ha respirato da solo per più di 9 ore, sono tornati a fornirgli ossigeno tramite le cannule nasali. E, dopo circa 6 ore, a reidratarlo.
La cittadinanza italiana
Intanto nel primo pomeriggio di martedì 24 il Consiglio dei ministri si è riunito a Palazzo Chigi, sotto la presidenza di Paolo Gentiloni, deliberando «su proposta del Ministro dell'interno Marco Minniti, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge 5 febbraio 1992, n. 91», come afferma una nota ufficiale, «il conferimento della cittadinanza italiana ad Alfie Evan, nato a Liverpool (Gran Bretagna) il 9 maggio 2016, in considerazione dell'eccezionale interesse per la Comunità nazionale ad assicurare al minore ulteriori sviluppi terapeutici, nella tutela di preminenti valori umanitari che, nel caso di specie, attengono alla salvaguardia della salute». Si tratta della ratifica ufficiale di quanto deciso e notificato dai ministeri degli Interni e degli Esteri alle autorità britanniche nella serata di lunedì 23 aprile.
E' un atto che rafforza la posizione italiana nell'allacciare nuovi i contatti diplomatici con l'obiettivo di trasportare il piccolo nel nostro Paese, sospendendo così l'esecutività della sentenza. Un aereo attrezzato messo a disposizione dal nostro Ministero della Difesa, con già a bordo l'équipe medica, è pronto a partire da Ciampino per portare all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma il bimbo britannico: lo ha confermato la presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc, in una intervista al Tg2000. "Abbiamo gestito tutti gli aspetti logistici con l'ambasciata e Palazzo Chigi. Fino a quando - ha concluso Enoc - non mi diranno che tutto è finito continuerò a sperare ma mentre spero allo stesso tempo penso che non ce la faremo, non vogliono". Ieri la stessa Enoc era stata al capezzale di Alfie, ma non era stata ricevuta dai vertici della struttura inglese.
L'appello del padre di Alfie: ha bisogno di supporti vitali
Numerosi poliziotti continuano a presidiare l’ospedale di Liverpool e la stanza del piccolo. Dentro si alternano il papà Tom, la mamma Kate, che nella notte l'ha tenuto a lungo in braccio dopo il distacco del respiratore prendendo sonno insieme a lui, e il sacerdote italiano don Gabriele Brusco che li ha assistiti in questi giorni. Il sacerdote in una intervista a Tv2000 ha detto che «è visibile che Alfie voglia vivere. Per nessuna persona – ha aggiunto don Gabriele - questo sarebbe un trattamento degno. Anche se i medici e gli infermieri si comportano con molta professionalità, cercano di essere sereni, sono sorridenti, parlano a voce bassa. Cercano di comprendere con la ragione, dove la ragione è impossibile da comprendere. Purtroppo lui è prigioniero. Forse è un termine pesante ma di fatto l’ospedale non lo vuole far uscire vivo. Per loro potrà uscire solo da morto”.
"Alfie respira da solo da più di 9 ore" aveva affermato questa mattina il padre in un'intervista - riportata su Facebook da Steadfast onlus, l’organizzazione che assieme ad altri sta assistendo la famiglia del bimbo inglese. Tom per questo ha insistito perché i medici tornassero a idratarlo altrimenti "sarebbe stata una morte per fame e per sete", ottenendo di essere ascoltato dopo un drammatico colloquio notturno di 40 minuti con i medici costretti dal rigore della sentenza ad assistere inerti alla silenziosa lotta del bambino per sopravvivere anche senza i supporti vitali che l'avevano assistito per mesi.
Tom Evans lancia una richiesta: "Abbiamo bisogno di aiuto, abbiamo bisogno dei supporti vitali", alludendo al respiratore dell'ospedale per sostituire quello d'emergenza (con le cannule nasali assai più piccole di quello dell'Alder Hey Hospital) usato dai genitori per sostenere Alfie nella notte. "Non sta cambiando il suo respiro, sta ancora respirando da solo, il suo corpo è ossigenato. Ma ha bisogno di essere supportato". Il distacco della macchina per assistere la respirazione di Alfie è disposto dalla sentenza del giudice Hayden, e dunque può essere solo lo stesso giudice a disporre la riattivazione.
Alfie senza nutrizione
Alfie "è stato tenuto senza nutrizione per 23 ore. Come questo può essere umano? Dove è la sua dignità?". È quanto scrive in un post il padre del bambino, Thomas Evans. Nel post Evans afferma anche come dopo circa 24 ore dal distacco dei macchinari, Alfie stia continuando a lottare per vivere".
L'ospedale Alder Hey di Liverpool: non daremo notizie su condizioni di Alfie
L'Alder Hey Children's Hospital di Liverpool, dove è ricoverato il piccolo Alfie Evans, su Twitter fa sapere che non rilascerà aggiornamenti in merito alle condizioni di salute del bambino "per rispetto della sua privacy e quella della sua famiglia". Si tratta, si legge in un tweet sulla pagina ufficiale dell'ospedale pediatrico, "di una normale e concordata pratica con tutti i nostri pazienti".
L'ospedale, il cui sito web stamane è stato a lungo inagibile, rassicura i pazienti che "i lavori proseguono regolarmente e, nonostante la presenza della polizia, la situazione è calma". La direzione sanitaria invita per tutta la giornata a ricorrere al pronto soccorso "solo in caso di effettiva necessità".
Bassetti: si rispetti la vita del bambino
Da parte dei Tribunali che si sono espressi in merito ad Alfie ci sono state "chiusure giuridiche" ispirate da un "modo di ragionare illogico" e "incomprensibile" sul piano della carità. Lo afferma il presidente della Cei Gualtiero Bassetti. "Fa dispiacere questa chiusura, che ci si appelli addirittura a dei principi giuridici per non salvare una vita, o perlomeno per non fare di tutto per salvare una vita". "Questo veramente - continua - è qualcosa che di fronte all'apertura del Papa, di fronte all'apertura dell'Italia che è arrivata a dare la cittadinanza a questo bambino, trovarsi a delle chiusure giuridiche così, che dicono 'gli togliamo il respiratore, però non si deve muovere perché potrebbe avere dei rischi per la sua vita'... questo è un modo di ragionare illogico. Se poi ci si mette sul piano della carità e del rispetto della persona umana - conclude - allora veramente diventa incomprensibile un modo di ragionare così".
"La mia posizione è che si rispetti la vita di questa persona e che si faccia di tutto per salvarla".