Vita

Famiglia. Affido condiviso, nuove regole e vecchi dilemmi

Viviana Daloiso mercoledì 1 gennaio 2014
Quando si parla di affido condiviso, si entra in un campo minato. Dalla difficoltà di gestire un figlio in comune dopo la separazione, dal desiderio di continuare a farlo e – soprattutto – dal groviglio di disposizioni che nel passaggio dai tribunali alla realtà diventa ingestibile anche per i genitori più volenterosi. Non a caso anche se l’89% delle sentenze di separazione stabiliscono che il minore è affidato a entrambi, l’affido condiviso non supera di fatto il 5% dei casi nel nostro Paese. Una lacuna che ben due disegni di legge, attualmente al vaglio del Senato, vogliono colmare con l’obiettivo comune di mettere in pratica la vera bigenitorialità.A complicare le cose, però, il 13 dicembre scorso ha pensato il decreto legislativo in materia di filiazione. Per intendersi, quello con cui il governo ha eliminato una volta per tutte la vergognosa distinzione tra figli naturali e figli legittimi. Alla decisione si è arrivati in seguito a una delega ricevuta dall’articolo 2 della legge 219 del dicembre 2012 – quella appunto sulla riforma della filiazione – che dava mandato al governo di intervenire entro un anno sull’argomento specifico, e su molti altri. Peccato che nel decreto legislativo in questione sia entrato anche un punto che in quella delega non era esplicitamente citato, e cioè proprio l’affido condiviso.In particolare, è l’allarme di Marino Maglietta, presidente dell’associazione Crescere Insieme e primo estensore della legge 54 del 2006 sull’affido condiviso «è stato stabilito l’obbligo di scegliere una "residenza abituale" del minore. O lo fanno i genitori o ci pensa il giudice. Ciò in pratica vuol dire che ci sarà un genitore prevalente che provvederà a tutti i bisogni del figlio e l’altro verrà escluso». Tutto il contrario della bigenitorialità secondo Maglietta, tema che peraltro è al centro dei disegni di legge in Senato insieme alla proposta della doppia residenza per i minori.Di tutt’altro avviso, però, è il Forum delle associazioni familiari, che qualche settimana fa a Palazzo Madama ha presentato le sue Linee guida sull’affido condiviso: «Dal nostro punto di vista – spiega l’avvocato Simone Pillon, a capo della Commissione che ha redatto il documento del Forum – quanto previsto dal decreto legge non mette affatto a rischio l’affido condiviso, che è tale non in base alla residenza del minore ma ai tempi che quest’ultimo trascorre con i genitori. E i tempi in questione non possono mai essere equivalenti, ma devono e possono essere equipollenti». Insomma, l’equilibrio dell’affido secondo il Forum non è affatto messo a repentaglio dalla nuova legge, che peraltro «prevede la scelta della residenza prevalente da parte di entrambi i genitori, in accordo».Altro punto delicato, l’ascolto del minore nei procedimenti di separazione: nel dl del 13 dicembre si rimette al giudice la possibilità di valutare se l’ascolto è utile o «manifestamente superfluo». Un punto su cui Maglietta è fortemente critico: «Di fatto ai minori viene tolto ogni diritto». Anche qui, diversa l’opinione del Forum: «Noi crediamo si tratti di un passo avanti invece – spiega Pillon –. Il diritto vero dei minori è quello a non essere sentiti, visto che troppo spesso l’esperienza ci racconta di pressioni di cui i figli vengono fatti oggetto». La questione resta aperta. E l’affido condiviso un sogno ancora da realizzare.