SOLIDARIETA' SENZA CONFINI. L'adozione a distanza si fa collettiva
Lorenzo Gallianimartedì 20 agosto 2013
In tempo di crisi e di tasche sempre più vuote, l’adozione a distanza si fa gioco di squadra. E non è un caso, allora, che tra i primi a partecipare al nuovo progetto di Terre des Hommes ci sia stata la squadra femminile dell’Aquila Rugby. Ma altri gruppi - di amici, parenti o colleghi - presto arriveranno a dare manforte.Si chiama “Moltiplicamore” ed è una forma di sostegno collettivo a bambini di Mozambico, Ecuador e Bangladesh. Due le modalità per partecipare: si può diventare promotori di un gruppo, impegnandosi in prima persona con 75 euro all’anno e cercando di raccoglierne in tutto 300, per assicurare il sostegno di un bimbo (o almeno 210, per garantirgli i servizi assistenziali di base).Oppure, se il budget è più limitato, si può entrare a far parte di un progetto già esistente: in questo caso, anche con due euro si riesce a fare molto. E lo si potrà vedere dalle foto e dai report sullo stato di salute del bambino adottato, che verranno mandati ogni due-tre mesi a tutti i componenti del team solidale.«L’obiettivo - spiega Paolo Ferrara, responsabile Comunicazione e raccolta fondi di Terre des Hommes – è compensare un po’ la riduzione del sostegno a distanza coinvolgendo in maniera condivisa le persone ». E se non si dovesse raggiungere neppure il 70% della quota, le donazioni verranno convogliate su un fondo con cui finanziare le attività dei bambini del progetto scelto. In ogni caso, neppure un centesimo verrà perduto.«La piattaforma che abbiamo creato per Moltiplicamore costituisce un’innovazione fondamentale aggiunge Chiara Bramani di Seed, impresa non profit che mette a disposizione di ong la sua conoscenza delle tecnologie digitali - . È un modo nuovo per potenziare la comunicazione tra sostenitori e bambini rendendola ancora più trasparente e coinvolgente ». Un’adozione in forma “social”, quindi, per riuscire ad arginare la minor disponibilità di risorse da destinare alla solidarietà.«Nonostante la crisi, in pochi hanno deciso di interrompere un sostegno a distanza che portavano avanti da tempo – spiega Vincenzo Curatola, presidente del ForumSad, che raccoglie un centinaio di associazioni impegnate nel sociale –. Ma, allo stesso tempo, il numero di nuove adozioni è diminuito del 20% negli ultimi due anni».Un’esperienza, quella del sostegno a distanza, che ha avuto un grande impulso dal Pime e da una galassia di realtà cattoliche, e che oggi vede impegnati in prima persona 1,5 milioni di italiani. «Ha avuto successo perché non si limita a una raccolta fondi – commenta Curatola –, ma permette di stabilire un rapporto umano con la persona aiutata ». Dagli scambi di lettere agli incontri: chi dona vede con i propri occhi i frutti della solidarietà. Iniziative oggi frenate dalla crisi economica. E non solo da quella: «Abbiamo espresso un profondo rammarico per la soppressione dell’agenzia del terzo settore – va avanti il presidente del ForumSad –. Era stata avviata un’opera di trasparenza, con la definizione delle linee guida sul sostegno a distanza». Un lavoro che, lo scorso anno, si è interrotto. Ma che ha comunque permesso di riflettere su alcuni principi fondamentali. Uno su tutti: «Se il donatore non riesce più a portare avanti il suo impegno – spiega il presidente del ForumSad – deve essere l’associazione di riferimento a farsene carico: il bambino non può essere lasciato di nuovo sulla strada». Sarà poi il tempo a dire se l’adozione in forma collettiva - in un periodo così nero per l’economia - riuscirà a essere uno strumento efficace. E se, anche nella solidarietà, l’unione fa la forza.