Europarlamento. A Strasburgo battaglia sul «diritto di aborto»
È previsto per martedì 10 marzo il voto del Parlamento europeo sul «Rapporto sull’eguaglianza tra donne e uomini nell’Ue-2013» dell’eurodeputato belga socialista Marc Tarabella, ma la battaglia (concentrata in particolare sull’eliminazione di un paragrafo problematico) è in pieno corso ormai da settimane. Mentre il Rapporto nel suo complesso è giudicato condivisibile un po’ da tutti, assai contestato è infatti un passaggio che chiede agli Stati membri di far sì che le donne abbiano «facile accesso» all’aborto, materia di competenza nazionale. Da una riunione del gruppo dei Popolari e emersa una posizione non compattissima, con la delegazione francese che insiste sulla «laicità», gli italiani in massima parte uniti ma con un paio di dubbiosi e i tedeschi solidi contro quel passaggio. Il gruppo ha deciso che in aula voterà contro il paragrafo incriminato, ma lascerà libertà di coscienza per il voto sull’intero testo qualora il passaggio contestato dovesse sopravvivere. Sul testo si registrano malumori anche nel gruppo dei Socialisti e Democratici, soprattutto tra i cattolici del Pd. La speranza di chi vuole salvare il Rapporto ma espungendo il riferimento all’aborto è che alla fine l’unione tra Popolari, Conservatori (in massima parte sulla stessa linea) e franchi tiratori a sinistra possa sortire l’effetto sperato. Ma la battaglia non si limita alla Tarabella: discussioni accese provoca anche un altro testo, realizzato da Pier Antonio Panzeri (Pd) sul «Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo 2013 e la politica Ue in materia», al voto il 12 marzo. Qui i paragrafi contestati sono due: la condanna del referendum in Croazia per limitare all’unione uomo-donna il matrimonio, e soprattutto un secondo in cui si parla esplicitamente di «diritto all’aborto». Ieri si registrava in casa popolare meno disponibilità a cercare di salvare l’intero testo: se saranno bocciati gli emendamenti per sopprimere quello che il gruppo considera il paragrafo chiave (il "diritto all’aborto", appunto) non è prevista libertà di voto ma un chiaro e netto no. Anche qui alleanze e franchi tiratori saranno cruciali. I testi di Tarabella e Panzeri sono compromessi da passaggi tanto «oltranzisti da prefigurare un vero e proprio diritto all’aborto che non esiste in nessun ordinamento giuridico e che non rientra nelle competenze e nell’anima delle istituzioni europee». È il giudizio del Movimento per la vita italiano, che insieme a una rete di associazioni dei 28 Paesi Ue impegnate a sostenere la vita e la famiglia ricorda che «sul piatto della bilancia pesa anche una petizione che in una settimana ha raccolto più di 60mila adesioni di cittadini europei che hanno chiesto al Parlamento europeo di non adottare alcuna disposizione in favore del sostegno all’aborto. La richiesta contenuta nell’iniziativa promossa dalla Federazione delle associazioni familiari europee (Fafce) e, in Italia, dal Forum, è di riaffermare la posizione già adottata nel dicembre 2013, quando venne rigettata la cosiddetta risoluzione Estrela sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi. Una grande prova di democrazia diretta che dovrebbe parlare agli europei ed in particolare agli uomini ed alle donne della politica». La petizione può ancora essere sottoscritta sulla piattaforma Citizengo.org.