Meno di 50 coppie iscritte ai registri delle unioni civili istituiti dal 2005 in sei municipi di Roma, cioè le zone decentrate in cui è suddivisa la Capitale e che in altre città vengono definite circoscrizioni. Questo il risultato di una verifica realizzata nei tre municipi dove sono stati attivati i registri e nei tre dove sono stati deliberati restando, di fatto, solo sulla carta. Un tema entrato con toni propagandistici e una buona dose di proclami ideologici anche nella campagna elettorale per Roma Capitale.L’ultima coppia di fatto che si è iscritta a un registro delle unioni civili risale soltanto a ieri mattina nel IX Municipio, a Villa Lazzaroni sull’Appia. «È la prima che ne ha fatto richiesta», spiega la presidente Susi Fantino. La prima da quasi un anno, cioè da quando a luglio una delibera municipale istituì il registro, a cui possono iscriversi, prosegue Fantino, «i maggiorenni uniti da solo vincolo affettivo o legati da reciproca assistenza morale e materiale, a condizione che coabitino da almeno un anno e che almeno uno dei due risieda nel territorio municipale».Un territorio, quello del IX Municipio, con una popolazione nel 2011 di 125.701 abitanti, secondo una recente elaborazione del Censis sui dati del Campidoglio. La prima coppia di fatto "registrata" nel IX Municipio è anche la 49esima iscritta ai vari registri di Roma. Come risulta dalla nostra inchiesta presso gli uffici anagrafici e le segreterie di presidenza dei sei Municipi che dal 2005 hanno istituito i registri: oltre al IX, a distinguersi per l’obiettivo – peraltro giuridicamente inutile – di dare spazio alle coppie di fatto, anche il X, l’XI, il XV, il XVI e il VI. Sono 28 le coppie, eterosessuali e omosessuali, che dal 2006 si sono iscritte al primo registro delle unioni civili creato a Roma nell’X Municipio, zona Cinecittà, il 22 dicembre del 2006. Il provvedimento consente l’accesso ai servizi municipali alle coppie conviventi da almeno un anno. Tra le ultime adesioni quelle di 7 coppie gay, a marzo 2012. Ma dai vari uffici municipali è difficile avere dati esatti sul numero delle coppie omosessuali iscritte. Lo sono 2 delle prime 4 coppie che hanno firmato il registro dell’XI Municipio, alla Garbatella, nel novembre 2012, tra cui una già registratisi nel X Municipio. Dall’istituzione del registro nel dicembre 2011, le coppie di fatto nell’XI sono 20, «ma ogni anno qui celebriamo 70 matrimoni civili – precisano in presidenza –, quindi le unioni civili sarebbero circa il 30%». Ma si tratta di una stima che attende conferma. Nel territorio vivono 134mila 568 persone. Ancora più stridente il confronto per il X Municipio, dove la popolazione comprende ben 184.044 persone ma il registro, nonostante sia aperto anche ai non residenti, arriva come detto soltanto a 29 iscritti. Simili dappertutto i requisiti per iscriversi. Poi basta prendere appuntamento, compilare il modulo e andare all’ufficio anagrafico con un documento d’identità. Qui si appone la firma sul registro versando 0,26 euro per la marca da bollo che l’autentica. E se si decidesse di cancellarsi? Entrambe gli interessati ne fanno richiesta all’ufficio. Ci sono, poi, tre Municipi che hanno deliberato l’istituzione del registro, ma che non l’hanno attivato. L’ultimo nato è al Casilino, nell’VI Municipio, lo scorso aprile. Dopo la delibera dell’aprile 2012, avrebbe dovuto essere operativo a settembre il registro del XV Municipio, zona Marconi, ma, verificando presso gli uffici, si scopre che è rimasto sulla carta. Stessa sorte di quello istituito a dicembre a Monteverde, nel XVI Municipio. Intanto, il candidato sindaco di Roma del centrosinistra Ignazio Marino propone la creazione di un registro comunale delle unioni civili. «C’è molto da riflettere sulla strumentalizzazione dell’argomento che si è fatta in questa campagna elettorale – commenta Emma Ciccarelli, presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio – per segnalare la questione come "il" problema più urgente da risolvere, senza rispettare le reali esigenze della cittadinanza. Questa ricerca ci mostra nella concretezza l’entità del problema e deve bastare a chiudere il discorso». E l’assessore capitolino alla Famiglia Gianluigi De Palo rincara la dose: «È a una battaglia ideologica. Municipi che deliberano atti privi di qualunque valore giuridico e utilità sociale, che rispondono unicamente a diktat di partito lontani. Un Paese virtuale incapace di dare valore alla famiglia riconosciuta dalla Costituzione agli articoli 29, 30 e 31».