Un tavolo tecnico degli assessori regionali alla Sanità per monitorare in modo dettagliato l’attuazione della 194 sul territorio. È l’impegno che il governo ha annunciato alla Camera, nel giorno del dibattito sulle mozioni sull’obiezione di coscienza dei medici che rifiutano di eseguire aborti. Nove i documenti dei gruppi parlamentari, più una risoluzione. Il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin ha dato parere positivo ai dispositivi di tutte le mozioni, ovvero le conclusioni che impegnano il governo, senza pronunciarsi sulle premesse - spesso antitetiche - e chiedendo in alcuni casi modifiche al testo. Approvate quindi le mozioni di Migliore (Sel), Lenzi (Pd), Lorefice (M5S), Brunetta (Pdl), Tinagli (Scelta civica), Tabacci (Centro democratico) e la risoluzione di Pia Locatelli, socialista del Gruppo Misto. Respinte le mozioni di Rondini (Lega), Binetti (Scelta civica), Meloni (Fratelli d’Italia).Scelta civica si è presentata infatti con due mozioni, espressione delle due anime del partito, una laicista e una cattolica. E la mancata unità dei centristi è stata stigmatizzata da Rocco Buttiglione: «Noi siamo per il rispetto della libertà di coscienza delle persone e anche dei parlamentari. Chi fa politica – ha osservato il presidente dell’Udc – ha però il dovere di spiegare e giustificare le sue posizioni davanti al pubblico». Per Buttiglione andava insomma trovata una posizione comune, dando libertà di voto ai dissenzienti. Oppure non andava presa una posizione. «Quello che non si può fare è presentare contemporaneamente due mozioni molto diverse senza offrire al pubblico nessuna spiegazione. Cosa devono pensare gli elettori di Scelta Civica?». «Mozioni entrambi condivisibili», ha affermato anche Ferdinando Adornato di Sc, giudicando però «politicamente sbagliata» la divisione. Per Ilaria Borletti, sottosegretaria di Scelta civica ai beni culturali, è invece meglio avere due posizioni «piuttosto che sintesi forzate e spesso fasulle».Quello che comunque è emerso con chiarezza nel dibattito in Aula è che non c’è alcuna correlazione tra l’alto numero di medici obiettori e i tempi di attesa per ottenere l’interruzione volontaria di gravidanza. Eugenia Roccella del Pdl ha negato, numeri alla mano, la tesi propugnata da sinistra ovvero che l’obiezione boicotterebbe la 194. Nel Lazio, per esempio, ad un aumento di obiezioni è corrisposto un calo dei tempi. In Lombardia è successo il contrario. «Perché i tempi di attesa – ha detto Roccella – dipendono dall’organizzazione sanitaria delle Regioni». La 194 prevede infatti due strumenti per evitare che l’obiezione possa impedire l’applicazione della legge stessa: la mobilità all’interno delle Regioni per i medici non obiettori o la loro assunzione a tempo determinato. Il numero dei medici obiettori, d’altronde, è stato alto fin dall’inizio ed è rimasto sostanzialmente stabile nel corso degli anni, oscillando tra il 58% e il 70%. Ma dal 1982, anno con il più alto numero di aborti, a oggi le interruzioni di gravidanza sono calate del 54%. Il Tavolo tecnico ora verificherà l’attuazione della legge in modo dettagliato.