Varallo. Carità, fede, arte: i confratelli della Valsesia custodi della storia
L'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento a Varallo Sesia
C’è un forte legame nella secolare storia di Varallo Sesia, in Piemonte, fra la chiesa di San Giacomo e l’Arciconfraternita della Santissima Trinità, realtà che da oltre cinque secoli supporta con i suoi confratelli i momenti religiosi – ma non solo – di questo luogo di culto e che contribuisce a rendere sempre più bello quello che è il loro centro spirituale e religioso di riferimento.
Conoscere le persone e le opere dell’Arciconfraternita di Varallo visitandone la sede consente anche di compiere una singolare esperienza storica e spirituale. È importante ricordare infatti che gli animatori e protagonisti di questa realtà, riconosciuta dal diritto canonico, sono eredi di una tradizione che risale al 1560, sempre centrata sull’impegno nel soccorrere i poveri, nel servire la comunità locale, nell’incrementare il culto e la fede della gente. È con l’attuale priore Giorgio Malvestito che ripercorriamo la storia della Confraternita, già cinque secoli fa dedita a impegnare nella raccolta di fondi i suoi iscritti per riscattare in Africa gli schiavi. Lungo la storia sono sempre i confratelli della Santissima Trinità a garantire il funzionamento dell’ospedale dei “Sofferenti” che accoglieva e curava gli abitanti dell’alta Valsesia, di Valle Sicida e i tanti pellegrini che frequentavano questi luoghi. Nel 1630 si ampliano gli spazi dell’ospedale, che in quegli anni – come riportano le cronache – è chiamato “dei Poveri”: si arriva così ad assicurare alla struttura luoghi più attrezzati, con stanze di ricovero, e creando un ampio porticato. Siamo al tempo della peste, con la Confraternita che chiede alla Madonna Incoronata venerata in questa valle ricca di fascino il miracolo di proteggere Varallo dal terribile flagello. Lungo i decenni e i secoli l’ospedale si amplia, vengono creati spazi accoglienti per i pellegrini, per gli orfani, per le famiglie in difficoltà, il tutto gestito dal priore e da alcuni confratelli unitamente al parroco.
A partire dall’Ottocento quello che era stato uno spazio di solidarietà per gli ultimi diventa l’ospedale della Santissima Trinità di Varallo e della Valsesia. Nel comitato di gestione, a conferma dell’importanza dell’identità religiosa, è presente con il parroco un membro della Confraternita. Ma è proprio nell’età contemporanea che qualcuno incredibilmente sceglie di recidere questo albero secolare carico di frutti: con la riforma della sanità, fra le proteste della comunità di tutta la Valsesia, quello che è stato un luogo di sollievo, di cura, di assistenza per secoli purtroppo è costretto a chiudere. «Una grave perdita per tutti – commenta Gianmario Gregori, cultore della storia e delle tradizioni religiose locali, una delle figure di riferimento della Valsesia –. Questi ancora oggi sono luoghi carichi di storia, con un clima che ridona vitalità, e con luoghi sacri che risanano anche lo spirito». Giorgio Malvestito, all’interno della Confraternita dal 1982, ancora ricorda il 1985, quando a Roma – presente il cardinale vicario Ugo Poletti – celebrò la sua vestizione. «La Confraternita – dice Malvestito – oggi affianca il clero nella celebrazione eucaristica, nei momenti forti della vita religiosa. Con la Caritas e altre associazioni parrocchiali è accanto al parroco don Roberto Collarini nel cercare di portare un aiuto concreto agli ultimi. Grazie alla generosità dei nostri 45 confratelli, negli ultimi anni abbiamo contribuito al restauro del campanile della chiesa, il secondo più alto della Valsesia, e in questi mesi stiamo ultimando i lavori per ridare ancor più splendore alla cappella della Madonna della Mercede». Perché una così grande storia di carità e di fede non può essere interrotta: dalla sua radice, anzi, spuntano sempre nuovi germogli, a beneficio di tutti.