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Ateneo Regina Apostolorum. Studiare teologia? È la strada per dialogare con il mondo

José Enrique Oyarzún venerdì 5 luglio 2024

Foto di gruppo “Comunità Apra” con alcuni studenti, staff e docenti dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum

Nello scenario dinamico di una cultura sempre più secolarizzata, la formazione degli agenti di pastorale, in particolare quella teologica, rappresenta una sfida urgente e appassionante. In questo contesto, la buona notizia cristiana si trova di fronte alla necessità impellente di stabilire dialoghi significativi con la società, soprattutto nel campo delle idee.

Come ha osservato Papa Francesco: «Non siamo più nella cristianità. Oggi non siamo gli unici a produrre cultura, né i primi, né i più ascoltati». Ciò implica trovare «i mezzi giusti per proporre la verità perenne del Vangelo di Cristo» (cfr. Discorso alla Curia romana, 19 dicembre 2019).

Ispirato da questi insegnamenti, vorrei evidenziare alcune competenze che, a mio avviso, i sacerdoti, i religiosi e laici impegnati dovrebbero sviluppare nella loro formazione teologica per affrontare questa sfida contemporanea.

Una competenza essenziale è la profondità di pensiero che permette di dare ragione alla propria speranza (cfr. 1Pt 3,15). L’evangelizzazione della cultura può essere efficace solo se coloro che sono coinvolti nella missione ecclesiale hanno una solida comprensione dei fondamenti della visione cristiana della realtà. Tale comprensione deve basarsi sulle Scritture e sulla ricca tradizione di riflessione e dialogo della Chiesa con la cultura, che incorpora gli sviluppi scientifici e filosofici. Ciò implica la capacità di articolare il messaggio cristiano in modo coerente e rilevante per la società odierna, trasformando la formazione teologica in uno strumento vitale per comprendere e comunicare la verità del Vangelo.

In un contesto pluralistico, è indispensabile coniugare la profondità di pensiero con la capacità di dialogo a tutti i livelli. Questa capacità è un requisito intrinseco per un’esperienza comunitaria della gioia della Verità e per un approfondimento del suo significato e delle sue implicazioni pratiche (cfr. Veritatis Gaudium, n. 4, b). La Condizione fondamentale per questo dialogo è la ricerca della verità, a partire dal rispetto e dalla consapevolezza della propria identità, senza cadere nel relativismo. Solo su questa base solida è possibile instaurare un vero dialogo con il mondo contemporaneo, affrontare le sue domande e obiezioni e presentare la fede cristiana come una risposta valida e ragionevole alle preoccupazioni umane. Questo approccio arricchisce la capacità della Chiesa di interagire efficacemente con culture e discipline diverse.

Nel mondo accademico, si traduce nella capacità di interdisciplinarità, che comporta l’interazione con varie discipline come le scienze empiriche, le arti e le scienze umane (ad esempio, affrontando le questioni etiche sollevate dagli sviluppi della biotecnologia e dell’intelligenza artificiale). Questa interazione permette di offrire risposte e indicazioni basate sulla fede verso problemi attuali, mostrando la rilevanza del Vangelo nel contesto della modernità scientifica e tecnologica.

Papa Francesco ci ha esortato a imparare da altri campi e a cercare connessioni significative tra la fede e le idee contemporanee. Così, «è di grande importanza pensare a come portare la proposta del Vangelo alla diversità dei contesti culturali e dei destinatari» (cfr. Evangelii Gaudium, n. 133). L’interazione con le scienze umane, come la psicologia, la sociologia e l’antropologia, possono offrire spunti preziosi per capire come il messaggio evangelico possa rispondere alle esigenze e alle sfide della società odierna.

Anche la creatività e la comunicazione efficace sono competenze chiave nella formazione. È essenziale mantenere un profondo rispetto e una fedeltà ai dogmi e alla tradizione della Chiesa, ma anche promuovere la capacità di interpretare e applicare queste verità, tenendo conto dei bisogni e delle sfide della società di oggi. Ciò è direttamente collegato al saper presentare le verità della fede in modo fresco e attraente, padroneggiando le abilità della predicazione e del dialogo per trasmettere il messaggio cristiano in modo chiaro e comprensibile. Inoltre, è fondamentale saper utilizzare i media contemporanei.

Questo approccio si riferisce a una competenza che possiamo chiamare discernimento culturale, che consiste nel riconoscere i segni dei tempi e nel rispondere con saggezza, con l’obiettivo di trasformare la cultura dall’interno, impregnandola dei valori del Vangelo.

Infine, la coerenza tra vita e messaggio è fondamentale. Gli evangelizzatori sono chiamati a vivere ciò che studiano, predicano e insegnano, perché la loro vita è il loro messaggio più potente.

In conclusione, è importante riflettere su come stiamo realizzando lo sviluppo di queste competenze nei nostri seminari, nelle facoltà teologiche e nell’Ateneo come istituzione accademica nel senso di un’educazione globale. La formazione in una cultura secolarizzata richiede competenze specifiche che ci permettano di portare la proposta cristiana al cuore delle idee contemporanee, illuminandole con la luce del Vangelo. Che la nostra opera di evangelizzazione sia sempre guidata dall’amore e dalla speranza, seguendo l’esempio di papa Francesco nella sua instancabile ricerca di un mondo più giusto e pieno di fede.

rettore magnifico Ateneo Pontificio Regina Apostolorum