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Il corso Weca-Fisc. Società e tecnologia: saranno gli algoritmi a salvarci?

Andrea Tomasi mercoledì 9 novembre 2022

Un tempo solo gli studenti incontravano gli algoritmi, procedimenti per risolvere problemi matematici. Tra i più famosi, l’algoritmo di Euclide, filosofo e matematico vissuto 400 anni prima di Cristo. Ma con l’avvento dei computer gli algoritmi sono stati applicati anche alla gestione delle informazioni, non più solo ai calcoli sui numeri. Parliamo di programmi, di applicazioni, di “app”, ma non sono altro che procedimenti algoritmici in forma adattata al computer. Gli algoritmi e la rappresentazione binaria dei dati sono le fondamenta del mondo digitale in cui viviamo.

Parlare di algoritmi e notizie, oggi, vuol dire guardare a come l’informazione sta cambiando, per effetto delle tecnologie di rete e di una comunicazione che sempre più si svolge, come la vita, “onlife”. La rete è il nuovo ambiente in cui ci troviamo a condividere parti crescenti della nostra esistenza, non più un mondo a parte ma un modo di vivere: “onlife”, appunto. Diventa così sempre più vera la premonizione di Tim Berners-Lee, inventore del web, che lo definì “una innovazione sociale, più che una innovazione tecnica”: la rete è una grande rivoluzione sociale, con effetti anche sulle capacità cognitive, volitive e affettive dell’uomo. Oggi la comunicazione in rete non passa più solo attraverso i siti web, ma si svolge anche attraverso i blog e le diverse piattaforme social, assumendo in maniera crescente caratteristiche multimediali (podcast, video, realtà virtuale) e diffondendosi su dispositivi che prevalentemente sono “mobili”: smartphone e tablet soprattutto.

Cambia in tal modo il contesto comunicativo, la domanda di informazione del consumatore di notizie e, di conseguenza, è necessario che cambi anche l’atteggiamento del comunicatore. Anche perché, molto spesso, i ruoli sono intercambiabili: chi comunica è la stessa persona che in rete va in cerca di notizie, e chi riceve le notizie si fa a sua volta comunicatore, sottolineandole con espressioni di interesse e commenti e condividendole con gli amici.

La circolazione visibile in rete delle notizie è affiancata e sostenuta da un flusso di informazioni meno visibile, nascosto, gestito dagli algoritmi che fanno funzionare la rete, tanto che ormai non basta produrre le notizie se non ci si preoccupa anche di come diffonderle in rete, cioè di come gli algoritmi possono aiutare a raggiungere il pubblico. Gli algoritmi intervengono in rete a vari livelli nella gestione delle informazioni: nei motori di ricerca, nella profilazione degli utenti, nell’analisi dei dati. Gli algoritmi ricercano le notizie, le selezionano, le diffondono, oppure le nascondono, o perfino le deformano o le inventano nella costruzione di realtà virtuali, determinando non solo la quantità di notizie che circolano in rete, ma anche la qualità delle informazioni, con possibili effetti di condizionamento sociale e di omologazione di pensiero. Occorre quindi conoscerne i meccanismi, per poter dare visibilità alle notizie che si vogliono comunicare.

Per una efficace comunicazione in rete è tuttavia altrettanto importante comprendere come la rete influenza e riflette la cultura d’oggi, “orizzontale” e individualista, frammentata e tuttavia globalizzata, incline a coltivare atteggiamenti di ostilità, orgogliosamente ignorante. Per raggiungere con la comunicazione le persone occorre inoltre tener conto delle differenze culturali e di linguaggio che derivano dal condividere interessi e opinioni, dentro community che assomigliano più a tribù che a vere comunità. Gli algoritmi di profilazione hanno esattamente lo scopo di mettere in comunicazione il pubblico, suddiviso in gruppi con caratteristiche affini, con le notizie ritenute di specifico interesse per quel particolare pubblico, personalizzando la comunicazione in maniera molto accurata, in base all’analisi dei comportamenti assunti in rete dalle singole persone.

Il mondo della comunicazione in rete sta diventando talmente complesso e soggetto a tumultuosi cambiamenti (già si intravvedono gli effetti degli algoritmi basati sull’intelligenza artificiale, e della realtà virtuale con l’immagine accattivante del Metaverso), che rischia di non poter essere compreso se non, di nuovo, attraverso gli strumenti algoritmici dell’analisi dei dati.

Sono temi che meritano un approfondimento specifico, che potremo fare nelle prossime uscite della pagina dedicata alle attività di WeCa pubblicata ogni mese su Lazio Sette, dorso di Avvenire, e che in parte sono già stati oggetto di riflessione negli articoli e nei webinar raccolti sul sito weca.it. Sono argomenti di cui si è discusso in occasione del corso che la Federazione dei Settimanali cattolici-Fisc e WeCa hanno organizzato nei giorni scorsi per gli operatori del settore. L’iniziativa di aggiornamento e formazione rivolta a dipendenti e collaboratori delle quasi duecento testate diocesane associate alla Fisc ha riunito a Roma, dal 25 al 27 ottobre, una cinquantina di web content manager, web editor e social media manager provenienti da tutta Italia. La tre giorni di formazione si è svolta in collaborazione con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali.

I lavori - durante i quali si è approfondito un argomento di stringente attualità: Come essere presenti in maniera qualificata e professionale in una realtà come quella del web? - hanno visto in apertura l’intervento del direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali, Vincenzo Corrado, mentre la prolusione è stata affidata a monsignor Dario Viganò, vicecancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze sociali, sul tema “Scelto per annunciare il Vangelo” (Rm 1,1). Si sono poi susseguiti diversi interventi curati da importanti esperti del settore: Rita Marchetti, ricercatrice di sociologia dei media digitali all’università degli studi di Perugia; Andrea Tomasi (che scrive, ndr), docente del dipartimento di Ingegneria dell’informazione dell’università di Pisa; Francesco Antonio Grana, vaticanista de ilfattoquotidiano.it; Stefano Pasta, ricercatore del Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’innovazione e alla tecnologia dell’università cattolica del Sacro Cuore di Milano, e Andrea Canton, social media WeCa. Le varie relazioni e riflessioni dell’incontro formativo sono state moderate dal presidente della Fisc, Mauro Ungaro e dal presidente WeCa, Fabio Bolzetta.

Dunque, la conoscenza, anche tecnica, degli algoritmi per le attività di comunicazione in rete deve diventare bagaglio comune degli operatori del settore. Accanto alle particolarità tecniche si tratta però anche di assumere una mentalità nuova: nella rete le notizie che circolano possono essere tracciate e misurate. Così è possibile verificare se i risultati di quello che si fa in rete sono soddisfacenti, man mano che le esperienze di comunicazione in rete si consolidano, e nuove modalità vengono sperimentate. Anche questo, con l’aiuto degli algoritmi.