Idee. Cultura della vita, alla società servono le nostre "parole di speranza"
Il manifesto del convegno nazionale del Movimento per la Vita a Mogliano Veneto
«Le difficoltà della vita non si superano sopprimendo la vita ma superando insieme le difficoltà»: con questa convinzione nacque a Firenze nel marzo 1975 il primo Centro di Aiuto alla Vita (Cav), prima radice del Movimento per la Vita. Il contesto era quello della rumorosa violenza terroristica che minacciava pesantemente Stato e istituzioni e della silenziosa violenza che si voleva introdurre legalmente con l’aborto. A chi proponeva l’aborto come forma di “aiuto alla donna” un gruppo di volontari rispose con il cuore: si può difendere la vita del figlio insieme alla madre e non contro la madre, condividendone le difficoltà. E così, «le difficoltà della vita non si superano sopprimendo la vita ma superando insieme le difficoltà» è diventato il programma attuato giorno dopo giorno, per ormai 50 anni, da tutti i Cav d’Italia. Una rivoluzione culturale in nome della speranza.
È infatti la speranza che un po’ alla volta ha promosso anche le case di accoglienza, i servizi Sos vita e Progetto Gemma, le culle per la vita. È la speranza che ha avvicinato e coinvolto tantissimo giovani nel volontariato per la vita. È la speranza che ha reso possibile la nascita di oltre 270.000 bambini sottratti a logiche di morte e restituito coraggio, autostima, freschezza, gioia alle loro mamme e ad altrettante donne incontrate dalle operatrici e dagli operatori dei Cav. L’amore per la vita e la speranza camminano insieme. «Per ritrovare speranza bisogna avere il coraggio di dire la verità: la vita di ogni uomo è sacra»: queste parole, pronunciate dai vescovi italiani all’indomani dell’approvazione della legge 194, vissute e diffuse nelle molteplici opere del Movimento per la Vita, animano da sempre ogni iniziativa al di là della fatica, degli ostacoli, delle incomprensioni. Accanto alla carità della condivisione dei singoli casi, è stata, infatti, avvertita l’urgenza di una carità del pensiero per illuminare le coscienze e per far sentire la voce di chi non ha voce a tutni ti coloro che non vorrebbero ascoltarla. In definitiva Cav e Mpv – due facce della stessa medaglia – da 50 anni contribuiscono, sia pure come gocce in un mare, nel cammino verso un nuovo umanesimo. Non si contano le iniziative del Mpv tra le quali anche l’apporto fondamentale per la costituzione della Federazione europea Uno di noi.
Il convegno nazionale 2023 a Firenze - .
Ci pare quindi molto bello, quasi un “segno” di questa comune appartenenza alla stessa grande famiglia, che a distanza di una settimana di svolgano prima a Mogliano Veneto il convegno annuale del Movimento per la Vita e poi a Parigi il convegno che celebra i primi dieci anni della Federazione One of us. È la speranza che unisce, lega, rinsalda, riscalda. Ed è proprio alla speranza che fanno riferimento le tre giornate ricche e intense del 44° Convegno del Mpv (»Parole di speranza. Il servizio alla vita tra cultura e volontariato»). La prospettiva è quella del grande Giubileo che si aprirà un mese dopo, la notte di Natale – la nascita per eccellenza! - 2024, con il tema «Pellegri di speranza». Le tre giornate dal 15 al 17 novembre sono pensate e strutturate come inno alla speranza. Una speranza che evoca l’espressione paolina “ spes contra spem”; una speranza coraggiosa e incrollabile, come incrollabile e la dignità di ogni uomo, sin da quando “dal nulla compare all’esistenza”; una speranza che ha tutto il sapore della virtù che contrasta ogni ripiegamento, chiusura, pessimismo, pavidità; una speranza che si lascia trasportare dalla fantasia della carità per soccorrere, accogliere, accompagnare; che dal cammino fatto sa trarre il buono per guardare all’oggi costruendo l’avvenire; che si sposa con la fiducia nell’uomo e nello sbocco positivo della storia diretta dalla Provvidenza; che si lascia guidare dallo splendore della Verità che libera e che apre all’Amore.
Una speranza le cui ragioni siamo chiamati a testimoniare. Il tema della vita è il tema della speranza soprattutto se pensiamo a ogni uomo che inizia a vivere, così silenzioso, così povero (tanto da non essere considerato neanche un uomo), simbolo di ogni ultimità, eppure così ricco di speranza e portatore di speranza. Una società che sa riconoscere in ogni figlio concepito uno di noi è una società rinnovata e rinnovatrice, pacificata e pacificatrice. «Sono convintissimo che per difendere la vita bisogna essere “testimoni della speranza” e che perciò, il volto rattristato, le visioni cupe, il dito accusatore non hanno base. Siamo ammiratori del miracolo, testimoni dello stupore, seminatori certi della vittoria finale. Progettiamo la ricomposizione, non la divisione». Quale grande speranza è custodita nel nostro servizio! E del resto san Giovanni Paolo II ha indicato i Mpv e i Cav come «segni di speranza», anzi, come «segni anticipatori» della «assoluta certezza che secondo il disegno di Dio la vittoria sarà della vita» ( Evangelium vitae, 25-26). L’augurio non guarda solo al convegno, che auspichiamo partecipato e colmo di frutti, ma anche al prossimo anno nel quale, insieme al grande Giubileo della Speranza, celebreremo il nostro “giubileo” per il mezzo secolo di servizio alla società e alla Chiesa. Possa allora questo Convegno nazionale essere una tappa preziosa per prepararci a vivere questo grande evento, rinnovando il nostro impegno nella cultura e nel volontariato per continuare a scrivere ogni giorno “parole di speranza!”.
* Presidente Movimento per la Vita italiano
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