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Giovani. Servizio civile, l'occasione di una vita

Luca Liverani mercoledì 1 febbraio 2023

È il bando del record. Grazie a fondi non spesi l’anno precedente e finanziamenti del Pnrr, con i suoi 71.550 posti disponibili il bando pubblicato a dicembre 2022 - il termine per le domande scade il 10 febbraio - è il più grande della storia del servizio civile volontario. Ma, a 22 anni dalla sua istituzione, deve affrontare l’esame di maturità. Da due anni infatti, quelli della pandemia, i posti disponibili invertendo una tendenza storica non vengono tutti coperti. Nonostante le domande siano quasi il doppio delle disponibilità. Poi però molti giovani non vanno alle selezioni. Se succedesse anche quest’anno, si imporrà una riflessione. Com’era andata nel 2021? Anche allora i posti nei progetti presentati dagli enti e approvati erano stati molti, 61.686. Quasi il doppio le domande presentate: 112.008. Poi però, al momento delle selezioni, una gran parte degli aspiranti “serviziocivilisti” non si era fatto vedere. E così le ragazze e i ragazzi effettivamente avviati al servizio erano stati circa 45 mila, lasciando scoperti oltre il 25% dei posti. Anche quest’anno è notevole l’offerta di posti da parte degli enti di ispirazione cattolica. Quelli che fanno parte del Tesc, il tavolo ecclesiale sul servizio civile, sono 12.293. Ossia il 17,2% di tutti i posti del bando di dicembre. In quali enti? Oltre 4 mila sono riconducibili alla Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia, seguono i 2.300 posti di Confcooperative, i 1.800 dei Salesiani e i 1.600 di Caritas Italiana. Numeri più contenuti, ma comunque significativi, per gli enti di cooperazione allo sviluppo federati nella Focsiv: 880 posti, di cui la maggior parte all’estero. Poi oltre 600 per le Acli, e 300 a testa fra Associazione Papa Giovanni XXIII e Unitalsi. Come mai tante rinunce? Presentare la domanda online (vedi box in basso) è piuttosto semplice. Alcuni giovani potrebbero averlo fatto tanto per lasciarsi aperta un’opportunità, ma senza un particolare interesse. Molti poi prima di cominciare trovano lavoro: un fenomeno più presente al Centro-Nord, dove maggiori sono le rinunce, rispetto al Sud in cui la disoccupazione giovanile è più diffusa e i 444,30 euro mensili del servizio civile sono comunque un’entrata non del tutto disprezzabile. Detto ciò, le cause delle rinunce non sono state ancora indagate in maniera approfondita. «Quest’anno sarà la cartina al tornasole per capire se la flessione dell’anno scorso è stata un colpo di coda della pandemia, oppure no», ragiona Diego Cipriani, responsabile per il servizio civile di Caritas italiana: «I progetti sono moltissimi – spiega – e le proposte le più varie. Auspichiamo una buona risposta dei giovani». Succede anche che molti giovani, non selezionati per il progetto scelto perché le domande eccedono i posti disponibili, ma comunque giudicati idonei, non si avvalgono della seconda possibilità. Quella cioè di rivolgersi a un ente diverso che invece ha ancora posti vuoti. Paradossalmente quindi proprio nel momento in cui cresce il numero di posti nel servizio civile, cala il numero di giovani che poi si presentano alle selezioni. Molte le possibili cause: la crisi demografica, un calo d’interesse (che richiede un ripensamento da parte degli enti per proporre progetti più stimolanti), la presa di coscienza che le 30 ore settimanali per 12 mesi non sono compatibili con lo studio, la “concorrenza” del reddito di cittadinanza che in media offre 550 euro, più del contributo per il servizio civile. Tutti elementi su cui sarà opportuna una riflessione sia del Terzo settore che del Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile.