L'impegno. Gli studenti: «Servire alla mensa dei poveri è far qualcosa di grande»
Milano, i giovani volontari che hanno lavorato al Refettorio ambrosiano durante il periodo natalizio
Una carriera come consulente per i contratti internazionali. O un impiego in Camera di commercio. Sono obiettivi lavorativi ambiziosi ma per raggiungerli Giulia Colicchio, studentessa di Relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Milano, non disdegna di indossare guanti e grembiule.
Il giorno dell’Epifania la ventitreenne si è presentata al Refettorio ambrosiano per servire la cena a una settantina di persone tra quelle che quotidianamente frequentano la mensa realizzata nel quartiere milanese di Greco grazie alla collaborazione tra Caritas, diocesi, designer e chef stellati. «Il volontariato - dice Giulia, spiegando la sua scelta - ha sempre avuto un posto importante nella mia vita. Faccio l’educatrice all'oratorio di Cologno Monzese, dove vivo, e quest’estate ho partecipato a un Cantiere della solidarietà in Puglia. Non è la prima volta che mi rimbocco le maniche per gli altri eppure quello che facevo non mi bastava. Volevo continuare a dare una mano sul territorio e nello stesso tempo uscire un po’ dalla mia realtà di provincia e provare a fare qualcosa di più grande ».
Così Giulia ha risposto all'appello di Caritas ambrosiana che in occasione di alcune giornate di festa ha chiesto l’aiuto a venti giovani per garantire il servizio al Refettorio e contemporaneamente far conoscere la realtà a nuovi volontari. I ragazzi hanno ascoltato la storia, la missione e la logistica del Refettorio; poi si sono divisi in due gruppi, ciascuno dei quali ha aiutato a mettere in tavola la cena rispettivamente dell’Immacolata e del 6 gennaio. Tra loro c’erano studenti e lavoratori che, messa da parte la propria vita per qualche ora, si sono occupati di apparecchiare, impiattare, sparecchiare, lavare i piatti e sanificare i tavoli.
«Pur impegnata nel volontariato - sintetizza Giulia - non avevo mai dato un contributo a una mensa per i bisognosi. Sono rimasta molto colpita dal Refettorio, soprattutto dall'organizzazione minuziosa e dalla dedizione dei volontari. Perciò non vorrei che il servizio al Refettorio restasse per me una buona azione del tempo di Natale; mi piacerebbe farlo diventare un’esperienza fissa alla quale dare il mio aiuto di settimana in settimana».