Monza e Brianza. Pranzo, studio, preghiera: i pomeriggi dei teenager a Casa di Giò
I ragazzi aiutano nell'allestimento della Casa di Giò
All’oratorio di Muggiò gli adolescenti sono di casa. E il merito è della Comunità pastorale locale che ha rimesso in sesto i locali dell’ex bar dell’oratorio San Luigi per costruire un luogo di vita riservato ai teenager.
Ogni giorno i ragazzi escono da scuola e, invece di tornare a casa dove si troverebbero da soli fino a sera, vanno in oratorio. Qui c’è un’altra casa pronta ad accoglierli con due saloni, un educatore professionale e alcuni volontari che preparano il pranzo e nel pomeriggio aiutano i ragazzi a studiare.
Dopo la merenda e la preghiera, gli adolescenti possono continuare a fare i compiti, oppure sentire la musica, giocare e chiacchierare fino all’orario di cena. «Soltanto un anno fa - spiega il parroco don Maurizio Tremolada - guardavamo gli adolescenti e li vedevamo allo sbando. Dopo la pandemia alcuni si erano chiusi in casa, altri reagivano con gesti violenti ». «Pensando a cosa si poteva fare per loro - continua il racconto l’incaricato per la pastorale giovanile, don Matteo Ceriani - mi è venuto in mente san Giovanni Bosco che sognava di costruire una casa di fraternità dove i ragazzi potessero stare insieme quotidianamente in allegria; così il suo sogno è diventato il mio ed è nata la Casa di Giò».
Non stupisce dunque che - anche se a Muggiò il progetto è iniziato a ottobre - il taglio del nastro d’inaugurazione della casa degli adolescenti sia stato rimandato fino a lunedì scorso, giorno della memoria liturgica di don Bosco. Oggi i ragazzi che frequentano la Casa di Giò sono 70, di cui una trentina varcano la soglia tutti i pomeriggi. Chiunque può partecipare e non esiste numero chiuso; basta avvisare del proprio arrivo entro la sera prima con un messaggio su WhatsApp.
Per offrire un supporto professionale e qualificato ai ragazzi in una fase tanto delicata della vita, la parrocchia ha fatto rete con la Cooperativa sociale Pepita. «Gli adolescenti - spiega l’educatore incaricato Fabio - hanno preso a cuore l’ambiente, lo vivono davvero come una casa» e negli ultimi mesi si sono rimboccati le maniche per spostare mobili, appendere fotografie e decorare le pareti. Il loro entusiasmo ha contagiato le quattro parrocchie e l’intera cittadinanza che ha adottato il progetto, prendendo parte ai lavori di ristrutturazione e offrendo materiali per la casa. Contributi all’iniziativa sono arrivati anche dalla Fondazione della Comunità di Monza e Brianza che ha donato computer ricondizionati e dal Comune di Muggiò che ha sposato la causa e finanziato il progetto con 12mila euro.
«In diocesi - plaude all’iniziativa don Stefano Guidi, responsabile ambrosiano del Servizio per l’oratorio - Muggiò è una delle prime parrocchie a dare una forma concreta all’attenzione agli adolescenti e credo possa fare da apripista per altri». Anche perché questo progetto non ha soltanto un grande valore sociale. A Muggiò la Casa di Giò ha segnato pure il ritorno di ragazzi e ragazzi alla proposta spirituale dell’oratorio, tanto che molti dei partecipanti si sono resi disponibili come catechisti ed educatori quasi a voler restituire parte della bellezza che stanno vivendo.
«Per me la Casa di Giò - testimonia una ragazza - è un luogo in cui posso essere me stessa. Essere felice o triste senza nasconderlo perché so che non sono giudicata da nessuno. Né a scuola, né al campo sportivo né negli altri posti che frequento mi sento così. E mi rendo conto che a rendere possibile tutto questo è Qualcun altro».