8xmille. Reggio Emilia, nelle “Mense diffuse” un pasto e molto altro
La mensa diffusa di San Paoloa Reggio Emilia
Una soluzione nata durante l’emergenza sanitaria legata al Covd si è trasformata in un’intuizione permanente per la sua efficacia nel raggiungere persone in difficoltà e andare oltre il semplice pasto: il sistema delle “mense diffuse” realizzato dalla Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla grazie anche al contributo dei fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica è un segno tangibile di una solidarietà creativa.
Si tratta di un percorso di accompagnamento che vede la Caritas diocesana come punto di contatto tra donatori di beni alimentari, volontari e persone fragili per porre al centro non tanto l’erogazione territoriale del servizio quanto piuttosto la permanenza di relazioni personali a partire dai momenti di convivialità e di ascolto.
La nuova forma logistica del dono alimentare è stata messa a punto nell’autunno 2020, nel pieno della pandemia, quando le restrizioni normative hanno fortemente limitato la capienza della “storica” mensa gestita dalla Caritas in via Adua, nella zona nord di Reggio Emilia. La contingenza si è però incrociata con un sogno ricorrente: avvicinare i poveri alle comunità parrocchiali e i battezzati a coloro che attraversano un momento di difficoltà. È stato così lanciato il progetto “mense diffuse”, chiedendo alle parrocchie di Reggio Emilia di collaborare nell’accoglienza delle persone povere del proprio territorio e di attivarsi per la distribuzione dei pasti. La risposta è assai incoraggiante: a due anni e mezzo dalla proposta sono state aperte 7 mense con il coinvolgimento di oltre 300 volontari. In questa riorganizzazione, la mensa-madre di via Adua, che prima della pandemia accoglieva fino a 200 ospiti, è stata riconvertita in magazzino a servizio delle mense satelliti e l’attigua cucina è stata potenziata e trasformata in centro di cottura. In ogni mensa 3 o 4 volontari accolgono tra le dieci e le trenta persone. La prima è stata aperta a “San Maurizio”, nella zona est di Reggio Emilia, il 24 novembre 2020. In centro storico ci sono due mense: “Santo Stefano” e l’antica “Mensa del Vescovo per il povero”, affidata a Caritas diocesana dal gennaio 2023. A nord della città c’è la mensa di “San Paolo” sostenuta dai volontari di 12 comunità. Nei locali della parrocchia del Preziosissimo Sangue, nella zona sud di Reggio Emilia, la mensa diffusa è arrivata il 21 giugno 2021. La sesta mensa è in via dell’Aeronautica, non lontano dalla stazione ferroviaria: è animata da volontari coordinati dalla Caritas diocesana e accoglie persone senza fissa dimora o di passaggio. La zona ovest della città dal 7 marzo 2022 può contare sulla mensa aperta nei locali della parrocchia di Pieve Modolena.
Il punto di cottura Caritas in via Adua - G.M.Codazzi
All’interno delle mense diffuse il dono alimentare è organizzato in turni; mediamente ogni volontario presta servizio una mattina ogni 15 giorni. A cambiare è anche l’approccio: nelle parrocchie in cui la sperimentazione è stata avviata, si cerca di creare un ambiente domestico, in cui le persone possono focalizzarsi sulla relazione, tant’è vero che nel “kit” della mensa diffusa ci sono le carte da gioco e il caffè per prolungare gli incontri prima o dopo il pasto, che solitamente si concentra nella fascia oraria tra le 10.30 e le 12.30. Primo compito dei volontari non è distribuire le razioni di cibo, ma mettersi in ascolto di chi accede alla mensa. La qualità del processo di accompagnamento dipende molto dalla fiducia che si instaura tra chi cerca aiuto e chi accoglie. Proprio nei locali adibiti a mensa, in molti casi, avviene il primo contatto con chi vive un periodo difficile.
Grazie ai fondi dell’8xmille è stato possibile investire su un nuovo sistema valoriale prima che logistico, sia per evitare gli assembramenti sia per far crescere l’attenzione nei confronti dei singoli beneficiari, il che ha richiesto un notevole lavoro formativo di accompagnamento dei volontari. Già alle 8 del mattino la cucina centralizzata prepara le pietanze per tutti i luoghi d’incontro. Il cibo viene messo in appositi contenitori per mantenerlo al caldo e poi viene consegnato agli autisti e quindi portate alle mense. Dalle 10 alle 14 si predispone il menù del giorno dopo. Nelle mense diffuse i volontari offrono il tè o il caffè per vincere l’imbarazzo iniziale e innescare una conversazione. Se percepiscono la disponibilità della persona a confrontarsi sulla propria situazione, si attiva un vero e proprio processo di accompagnamento. Il sistema funziona: dal cibo all’ascolto si sviluppa un cammino che abbatte le barriere tra chi serve e chi è servito. Non di rado chi ha fruito della mensa, torna e resta come volontario.