Attorno a un tavolo. Giovani e vescovi della Lombardia in dialogo sul futuro
I vescovi e i giovani. Seduti insieme attorno a un tavolo, anzi attorno a 14 tavoli. Per parlare di vita quotidiana, di sogni e di problemi, del futuro e della Chiesa che sarà. Accadrà il 6 novembre nel Duomo di Milano, che per l’occasione si trasformerà in una sorta di sede conciliare dove mettere a fuoco lo stato delle diocesi lombarde, attraverso le lenti delle nuove generazioni e dei loro pastori. «Sarà un dialogo che si svilupperà nel solco tracciato dalla Christus vivit – spiega don Stefano Guidi, coordinatore di Odielle (Oratori Diocesi Lombarde) –, seguendo cinque grandi sentieri tematici: vocazione e lavoro; affetti, vita e dono di sé; riti; ecologia; e intercultura. Con la Gmg di Lisbona 2023 all’orizzonte. Si partirà dal vissuto concreto e si rifletterà insieme. L’intenzione è rivolgersi ai ragazzi in modo diverso da quanto sta accadendo nel resto della società, dove si ritrovano in una posizione sempre più marginale. Non c’è una vera attenzione verso di loro, che stanno facendo grande fatica. La società sta dimenticando la questione educativa, come Chiesa vogliamo invece dire loro che sono preziosi, che li vogliamo presenti e che ci serve il loro aiuto per immaginare una comunità cristiana diversa, capace di rinnovarsi».
L’evento fu pensato tre anni fa, prima della tempesta del Covid, per capire come avviare un nuovo percorso al fianco dei giovani. «A maggior ragione, dopo l’emergenza sanitaria, si avverte questa esigenza di riprendere un cammino comune che sia basato sull’ascolto reciproco. Niente di preordinato, i lavori si svolgeranno secondo uno schema molto aperto: raccoglieremo quello che emergerà in modo spontaneo. Ci saranno 14 tavoli e ognuno sarà presieduto da un vescovo: i dieci a capo delle diocesi lombarde più i 4 vicari di Milano. A fine giornata ci sarà una restituzione di quanto emerso, con un intervento conclusivo dell’attore Giacomo Poretti. Perché si può riflettere su temi fondamentali anche con il sorriso».
La sede del 'faccia a faccia' non è stata scelta a caso. «Il Duomo è il cuore della Chiesa lombarda, simbolicamente lo vogliamo aprire ai 200 giovani che interverranno in rappresentanza di tutte le diocesi», sottolinea don Guidi, che aggiunge: «Mi pare sia importante l’atteggiamento, la voglia dei vescovi di esserci tutti assieme nello stesso luogo e nello stesso momento, con la disponibilità a lasciarsi provocare da quello che i giovani diranno, per recepire la loro istanza di rinnovamento». Non è più il tempo del 'si è sempre fatto così', del timore di cambiare strutture e metodi consolidati.
Il Covid ha imposto l’elaborazione di nuovi modelli che sono però ancora in gran parte tutti da progettare. Ci si dovrà arrivare possibilmente in modo condiviso, anche per superare divisioni e lacerazioni che stanno emergendo in questi mesi. «La pandemia ha inciso in profondità – osserva don Guidi –. Stanno spuntando questioni vere e grandi contraddizioni. Diciamo che ci fidiamo della scienza, ma poi alcuni non vogliono il vaccino. La crisi sanitaria ha rimesso la fragilità umana al centro, con effetti sociali evidenti. Ci sono fatiche reali. Da parte dei vescovi c’è il forte desiderio di fare alleanza con i giovani. Per dire loro: 'Siamo al vostro fianco anche se non sempre è sufficiente. Ma vogliamo provarci'. C’è una grande solidarietà di fondo in tutto questo, una ferma volontà di camminare uniti». In puro stile sinodale.