Connessioni e profezia. «Disconnessione dalle notizie», tentazione di chi perde fiducia
Claudia d'Ippolito
Grazie anche alla accelerazione dovuta alla pandemia, i media italiani sono entrati in pieno nella fase di trasformazione digitale, che alimenta cambiamenti profondi nei comportamenti e nelle attitudini del pubblico ma anche nelle risorse, ovvero nelle modalità di finanziamento dei media stessi, in uno scenario in cui l’offerta a disposizione del pubblico è in continua evoluzione. Migliorano le dotazioni digitali ma resta il problema del Digital divide, sussiste uno zoccolo duro – circa il 10% – di famiglie totalmente escluse dalla rete, e un 30% di famiglie che si connettono solo tramite mobile, con una forte limitazione nell’accesso a servizi e contenuti mediali. Gli ostacoli alla trasformazione digitale appaiono a questo punto soprattutto culturali, più che infrastrutturali. Per provare a colmarli non basta perseguire la trasformazione digitale come obiettivo in sé, quanto mostrarne l’impatto nella vita quotidiana e nei benefit concreti che porta, e qui è cruciale il ruolo dei media che possono attivare processi di familiarizzazione al digitale. In linea con le tendenze globali, l’ecosistema informativo italiano è fortemente influenzato dai social media, mentre, con la perdita di rilevanza come fonte informativa, la carta stampata vede allentarsi la sua funzione unica e distintiva di strutturazione dell’informazione. A rendere ancora più complessa la sfida che i media devono affrontare oggi contribuisce anche il crescente rischio di «disconnessione dalle notizie», declinato come calo di interesse, aumento dell'elusione selettiva delle notizie o scarsa fiducia, un fenomeno messo in evidenza da numerosi studi recenti come il Digital News Report di Reuters. Le grandi sfide contemporanee rappresentano però anche una opportunità per i media. Pensando ad esempio al tema della sostenibilità, c’è un bisogno di informazioni che aiutino concretamente i cittadini a mettere in pratica comportamenti “sostenibili” che i media oggi non sembrano soddisfare, o almeno non pienamente. Secondo una ricerca di Ipsos Mori di aprile 2021, solo il 43% dei cittadini dei Paesi G20 (in Italia, il 40%) ritiene che i media parlino di natura e clima in un modo che li aiuta a comprendere i temi in gioco. O ancora, le crisi globali hanno mostrato l’importanza del territorio, del “locale”, nella vita, nelle scelte mediatiche e nei comportamenti di consumo dei cittadini. Questo vuol dire che i mezzi di informazione locali detengono un ruolo molto importante sia come presidio informativo sia come veicolo pubblicitario. In sintesi, quindi, i media sono a tutti gli effetti un motore della trasfor-mazione digitale, ma anche culturale del Paese. Per favorire e non subire questo cambiamento, però, è necessario che operino in sintonia con il contesto e quindi conoscano le dinamiche delle audience e i bisogni ai quali sono chiamati a rispondere, e in definitiva qual è il loro ruolo concreto nella vita delle persone e del Paese.
Ricercatrice Senior – Ipsos