Il tema. Comunicatori che sanno ascoltare col cuore
Papa Francesco, nel suo messaggio per la 56a Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali che ha avuto come tema “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, ci invita a dare voce alle necessità della vera informazione ricordandoci che l’ascolto è la base della comunicazione e di ogni rapporto umano. Chiede agli operatori dell’informazione di “reimparare ad ascoltare” indicando che l’ascolto è “condizione della buona comunicazione”. L’ascolto di cui parla è il dialogo tra Dio e l’umanità: «Shema’ Israel - Ascolta, Israele» (Dt 6,4).
Esorta tutta la Chiesa ad ascoltarsi: “Noi dobbiamo ascoltare attraverso l’orecchio di Dio, se vogliamo poter parlare attraverso la sua Parola”. “Gesù stesso ci chiede di fare attenzione a come ascoltiamo”, perché “per poter veramente ascoltare ci vuole coraggio, ci vuole un cuore libero e aperto, senza pregiudizi”.
Il Pontefice ci invita a fare dell’ascolto la strada maestra per rischiarare il buio dei poteri forti e dare voce al sapere divino e umano. Il vero comunicatore deve rendere i nuovi linguaggi veicoli di bene comune che aiutano a raggiungere le ragioni più profonde della comunicazione. Ascoltare è una delle sfide più grandi di oggi: andare oltre l’ascolto robotizzato che ci porta a cogliere la realtà senza però incontrarla. Non possiamo chiuderci al mondo impedendogli di entrare dentro di noi con i suoi problemi e povertà. Bisogna avere un orecchio aperto; solo così quello che ascoltiamo passa nel nostro cuore.
Mettersi in ascolto dell’altro aiuta a uscire da noi stessi per sentire il richiamo del prossimo e entrare in sintonia con gli altri e con le cose. Se l’accoglienza è autentica, se l’ascolto è vero, allora l’operato del comunicatore si trasforma in servizio. Il Papa invita ad ascoltare ma anche a farsi ascoltare. Un bisogno questo che ci porta a percepire il mondo in pienezza cogliendo la sua bellezza in libertà e non in una mansione tecnica insensibile ai problemi della vita.
Il vero ascolto corre su due binari: l’ascolto di sé, che significa sapersi intrattenersi con se stessi per andare oltre l’esposizione mediatica propria del nostro oggi; non fuori ma dentro di noi per raccogliere ciò che conta. Successivamente porsi in ascolto del mondo e di chi ci circonda. Una capacità preziosa in questo nostro «tempo ferito».
La buona comunicazione «presta attenzione alle ragioni dell’altro e cerca di far cogliere la complessità della realtà», mentre oggi «in molti dialoghi noi non comunichiamo affatto», ci sforziamo semplicemente a diffondere il nostro pensiero. Se vogliamo crescere nell’arte del comunicare attraverso l’ascolto del cuore, come rapporto di connessione, dobbiamo prestare “attenzione a chi ascoltiamo, a cosa ascoltiamo, a come ascoltiamo”.
L’ascolto è importantissimo anche per una seria informazione. L’investigazione sulla verità parte dall’ascolto. “Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo”. Quindi, se vogliamo crescere come comunicatori, dobbiamo reimparare ad ascoltare. “Tutti siamo invitati a riscoprire l’ascolto come essenziale per una buona comunicazione”.
* religiosa