In tanti, ovviamente, hanno ricordato i quindici anni dall'11 settembre. Sky e La7, per fare un esempio, hanno proposto domenica La storia di Stephen (dedicata a uno dei 343 pompieri che morirono a New York) e Oriana Fallaci, storia di un italiana (autrice de La rabbia e l'orgoglio). Della maratona di History abbiamo detto ieri. Oggi non ci resta, tra i tanti, che parlare di 11 settembre il giorno dopo, primo appuntamento della quarta stagione di Il tempo e la storia, in onda da lunedì alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.45 su Rai Storia. Le immagini di partenza, questa volta, sono quelle drammaticamente esplicite dei due aerei che si infilano nelle Torri Gemelle. A seguire il messaggio del presidente George W. Bush: «L'America è stata colpita dagli attacchi perché è il più luminoso faro di libertà e di opportunità del mondo». Al terrorismo che dichiara di agire nel nome di Dio, Bush risponde che l'America è dalla parte di Dio, spinge gli americani a ritrovare unità e forza attraverso la fede, proclama la «guerra al terrore» come parte di un progetto divino. Il popolo statunitense conosce così un risveglio religioso: si rifugia nella preghiera e affolla le chiese, le moschee e le sinagoghe. Il tempo e la storia ha scelto dunque la chiave di lettura religiosa. In studio, con la debuttante Michela Ponzoni, lo storico Emilio Gentile, sostenitore della tesi che la religione civile americana è il primo esempio, nell'età contemporanea, di una sacralizzazione della politica. «Gli americani – spiega – sono nel mondo occidentale il popolo più religioso, sentendosi potenza protetta da Dio e per questo l'unica nella storia umana a dominare l'intero pianeta». Anche se questo non ha impedito, in un Paese a maggioranza protestante, posizioni estreme che hanno visto nell'attentato la mano di Dio «per punire l'immortalità degli americani». Un'isteria collettiva che Gentile ha paragonato alle «forme di emozione collettiva» che si vivono anche da noi. Non è chiaro se il riferimento fosse anche a certe celebrazioni in Piazza San Pietro. Certamente il paragone è stato improprio. Così come il definire «tutte le guerre religiose». Per il resto, oltre alla nuova conduzione affidata a un volto femminile, quello della giovane Ponzani, dottoranda di storia, apprezziamo il rinnovato studio, più moderno, senza i vecchi divani, che consente migliori inquadrature e maggiore dinamicità.