Il gioco di mimare i titoli delle canzoni è più da serata tra amici che da innovativo format tv (sia pure già sperimentato in America e già visto in Italia su Sky). Parliamo del nuovo game show musicale di Italia 1, Bring the noise (il mercoledì in prima serata per sei settimane), condotto dall'ex inviato de L'Isola dei famosi, Alvin, al secolo Alberto Bonato, che ha finalmente ottenuto una conduzione propria. Se lo meritava. Il suo mestiere lo sa fare. Ciò non significa che il programma valga pena. Tutt'altro. Ma andiamo con ordine. Bring the noise (tradotto alla lettera «Portare il rumore») propone in ogni puntata due squadre composte da quattro “vip” come si usa dire, ovvero personaggi più o meno famosi (cantanti, attori, comici, protagonisti della tv e del mondo del web) che si sfidano in una serie di prove legate alla musica. Non c'è infatti solo il mimo, ci sono vari altri giochi, qualcuno fortunatamente anche più simpatico come il cantare una canzone con la faccia immersa nell'acqua. In gara nella prima puntata le showgirl Paola Barale e Mercedes Henger, i comici Andrea Pucci, Francesco Cicchella e Katia Follesa, l'ormai ex cantante Francesco Facchinetti, il rapper Jake La Furia e Fabio Rovazzi reso celebre dal tormentone dell'estate canora Andiamo a comandare di cui esiste anche la versione Ci andiamo a confessare proposta direttamente in studio da don Roberto Fiscer, vice parroco di San Martino a Genova, che anche a Tv2000, nel corso di una puntata di Siamo noi del 2015, raccontò la sua storia di ex dj entrato in seminario all'indomani della Giornata mondiale della gioventù con Giovanni Paolo II a Tor Vergata. In questo caso il sacerdote genovese ha solo cantato, suscitando pure qualche perplessità in chi non sapeva chi fosse, mentre Rovazzi e la sua canzone hanno continuato ad essere più volte al centro della serata fornendo anche l'occasione per qualche parolaccia di troppo che ha finito per coronare una partecipazione piuttosto sguaiata di gran parte dei concorrenti. Non si capisce infatti perché si debba continuare a insistere con le comparsate di certi “vip” che per sembrare simpatici vanno sempre sopra le righe, compromettendo quel poco di buono che un programma del genere potrebbe avere (nonostante la lunghezza, al limite delle tre ore) e che da tempo mancava nelle nostre tv.