Rubriche

È vero, la Biennale inneggia al dio denaro: da postulato marxista a progetto estetico

Alfonso Berardinelli sabato 1 giugno 2013
Ho letto un paio di giorni fa sul Corriere della Sera questo titolo: «Il Dio denaro è l'ossessione di tutti - nel gran teatro della performance». Bene, penso. È proprio così. Il gran teatro delle performance pubbliche di mezzo mondo, fra politica e economia, gira intorno al problema dei soldi: non ci sono, ci sono, ci sarebbero, dovrebbero esserci, faremo il possibile perché in futuro ci siano. È vero: il Dio denaro è la religione del mondo secolarizzato, è l'immarcescibile fede dei non credenti.Avrei potuto continuare per un pezzo a spremere deduttivamente mille considerazioni da questo titolo. Sennonché, comincio a leggere l'articolo e mi accorgo di essere fuori strada. Non si parla di euro, dollaro, sterlina, yen, yuan, rublo, ecc.. Si parla della Biennale di Venezia e l'inviato Aldo Cazzullo osserva subito una cosa: «Il denaro è l'ossessione della Biennale, nel padiglione russo una pioggia di monete cade sui visitatori cui viene fornito un ombrello, nel padiglione del Comune di Venezia c'è il video della donna nuda coperta di banconote, in quello greco i video dei bigliettoni portati al macero...».E così di seguito. Denaro, ricchezza. Maledetti soldi. O forse, tutt'altro che maledetti, visto che da decenni il maestro di tutti gli artisti più famosi, quanto a comportamento, è il famigerato Salvador Dalí, avido di dollari, secondo la definizione del suo ex sodale in surrealismo André Breton.Nel Rinascimento italiano il denaro produceva bellezza, arte, intelligenza, opere geniali e perenni. Oggi un'arte che vive di trovate goliardiche (vedi Cattelan, vedi Kounellis) produce soldi. I critici d'arte avranno anche studiato, da giovani, ma la loro funzione fondamentale oggi è tradurre velocemente il giudizio estetico (se tale è) in prezzo. E senza questi poco ingenui attributori di prezzo, gli artisti contemporanei sarebbero prossimi allo zero. Nei loro conti bancari invece gli zeri aumentano: non per tutti, ma per i più bravi venditori. «Dietro a ogni cosa, l'idea, valore, c'è il denaro»: una volta questa era una frase di denuncia o un postulato marxista. Oggi è un desiderio, un programma di vita, un progetto estetico. Solo le anime buone e belle la pensano diversamente. Spero che ce ne siano.