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«War Requiem» di Benjamin Britten Quando la musica incontra la storia

Andrea Milanesi domenica 29 aprile 2012
Ci sono partiture che entrano di diritto nella storia perché, al di là dei loro indiscutibili meriti artistici, ad essa sono legate in modo indissolubile; perché con le vicende e i sentimenti, le speranze e le sofferenze dell'intera umanità hanno instaurato un rapporto così profondo da travalicare qualsiasi dimensione spazio-temporale. Il War Requiem di Benjamin Britten (1913-1976) è sicuramente una di queste e, sin dalla sua prima esecuzione – che ebbe luogo il 30 maggio 1962, in occasione della festa di riconsacrazione della Cattedrale di San Michele a Coventry – ha subito acquistato il valore di opera-evento. Proprio negli anni in cui si assisteva alla nascita della cosiddetta "guerra fredda", quell'edificio sacro, abbattuto durante i bombardamenti del 1940, era infatti divenuto il simbolo della ricostruzione e della generale volontà di pace espressa da un'Europa ancora sotto choc.Sulla carta a carbone del pentagramma Britten ha lasciato impresso il sigillo dei suoi controversi stati d'animo, dando vita a un'originale sintesi liturgico-musicale; al testo latino della Messa dei defunti (affidato al soprano sull'accompagnamento di coro misto, voci bianche e grande orchestra) sono infatti intervallate le riflessioni in inglese racchiuse nei versi del soldato-poeta Wilfred Owen (caduto in battaglia una settimana prima della conclusione della Grande Guerra), con il tenore e il baritono affiancati da un'orchestra da camera.Lettura di riferimento, quella offerta da Kurt Masur con l'Israel Philharmonic Orchestra, il Prague Philharmonic Choir, l'Ankor Childrens Choir e con le voci soliste di Edith Wiens, Nigel Robson e Håkan Hagegård è stata realizzata dal vivo a Tel Aviv nel 1996, a pochi mesi dalla fine della Seconda Intifada e dall'attentato a Yitzhak Rabin (due cd pubblicati da Helicon e distribuiti da Ducale); intensa, partecipata e carica di pathos, risulta particolarmente convincente nelle sezioni del Requiem aeternam iniziale, del Lacrimosa (con lo splendido intervento del soprano) e del Dies Irae, affresco apocalittico di grande potenza evocativa. Ma è da ascoltare e meditare per intero, testi alla mano, questo capolavoro, che con il suo messaggio profetico rappresenta un monito e un richiamo quantomai attuale.