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«A Ceremony of Carols» di Britten, arpa e voci nel cuore del Natale

Andrea Milanesi domenica 2 dicembre 2012
Compie settant'anni e non li dimostra A Ceremony of Carols di Benjamin Britten (1913-1976); il segreto di questo elisir di eterna giovinezza risiede soprattutto nello spirito e nell'energia vitale con cui il compositore ha saputo infondere carattere universale a musiche che, pur attingendo a tradizioni secolari, sono in grado di risvegliare sentimenti proiettati al di fuori di qualsiasi categoria di spazio e tempo.Il punto di partenza è rappresentato infatti dai testi di una decina di carole medievali e rinascimentali che ruotano appunto intorno alle tematiche dell'Avvento e della nascita del Salvatore, assai care al maestro inglese che proprio a Gesù Bambino intitolò il suo primo brano corale a essere pubblicato (A Boy was born).Britten scrisse la Cerimonia nel 1942, nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale, affidando alla partitura l'urgenza di un messaggio di pace universale. La raccolta è destinata a un organico che comprende unicamente coro di voci bianche e arpa ed è incorniciata dall'intonazione dei canti Procession (in apertura) e Recession (in chiusura), le cui melodie sono derivate dal Hodie Christus natus est (antifona gregoriana al Magnificat dei secondi Vespri di Natale); all'interno, una grandiosa festa musicale che alterna vere e proprie esplosioni di gioia e giubilo (come in Wolcum Yole! o nella virtuosistica scrittura a canone di This Little Babe) a momenti maggiormente pacati di riflessione e introspezione (There is no rose e That Yongë Child).Nel disco firmato dal direttore Stephen Layton e dal Trinity College Choir di Cambridge, A Ceremony of Carols è affiancata a Saint Nicolas, cantata per voce solista, coro, due pianoforti, organo, orchestra d'archi e percussioni che vede coinvolti il tenore Allan Clayton, gli Holst Singers e i Temple Church Choristers accompagnati dagli strumentisti della City of London Sinfonia (cd pubblicato da Hyperion e distribuito da Sound and Music); due pagine a cui il talento creativo di Britten e l'abilità degli esecutori assicurano effetti maggiormente grandiosi e spettacolari facendo leva sui mezzi più semplici, in una dimensione artistica di immediatezza espressiva praticamente perfetta, a tratti però imbrigliata in logiche di perfezione estetizzante.