Ma chi è questo Mark Zuckerberg che con le sue fotografie riempie le pagine dei nostri giornali e ci distrae persino dalle polemiche che in queste ore tengono in vita chi rappresenta le politiche del nostro Paese? Col viso giovane, il sorriso facile anche di fronte alle richieste più imbarazzanti egli risponde con aria sicura. E noi che siamo lontani per esperienza e per cultura da quel mondo giovane che sembra giocare con i pensieri, i dati, le idee proprie e del futuro affidandole a un amico invisibile cosa siamo chiamati a fare? Solo ci impressiona il fatto che si possa arrivare a conoscere con tanta facilità quel pensiero e quella decisione che potrebbe riversarsi su un numero infinito di persone e di stagioni. Se non si troverà un freno a questo diffondersi di notizie capaci di influenzare con questo sistema anche il cammino politico del mondo avremmo perduto, senza rumore, la nostra libertà. E se ai giovani sembrerà più comodo confessare la propria debolezza a chi non si vede, non si accorgeranno quando verranno immessi in una lunga fila di interessi altrui di non aver ottenuto per se stessi risposte adeguate. E sembra non vero, ma anche le nostre guerre di oggi, nostre perché in qualche modo saremo costretti a parteciparvi, nate per ragioni locali, sono destinate a coinvolgere anche i popoli che non ne avranno fine positivo. Fa paura il rumore dei motori delle navi che oggi solcano potenti quello che anticamente era solo “mare nostrum”. Fa paura la voglia di imporre la propria superiorità ad altri usando l'incapacità di popoli minori a difendere se stessi. Quanto sono presenti in questa corsa di aiuti da una parte, come forse dall'altra, gli interessi propri per un vicino futuro? Le guerre che già in questo momento stiamo combattendo sulla terra servono a chi vince per seppellire la ribellione o l'odio fino alla prossima occasione che il tempo saprà offrire. Come mai lo studio, le scoperte, l'interesse alla vita del futuro che dà luce ai nostri giorni, non riescono a fermarle? Perché non troviamo compenso alla nostra ricerca di migliorare la vita in un lavoro comune così come già succede da tempo nel campo della medicina, della ricerca scientifica e in altri settori del sapere, invece di cercare una soluzione, che non sarà mai definitiva, usando la prepotenza e la forza? Come è lunga per l'uomo la conoscenza della verità, l'equilibrio della ragione. Se ci mettessimo davanti la carta completa delle lotte, delle ingiuste sopraffazioni, della vittoria della prepotenza forse ci mancherebbe il coraggio di portare avanti anche una piccola iniziativa di pace. Siamo tutti chiamati a costruire in positivo la vita, sia nostra che di chi ci vive accanto. Non è sempre facile, né compreso o corrisposto, ma è certo il sistema migliore per camminare diritti in quella società che a volte ci impone idee che non sappiamo condividere. Ogni ora, ogni mese, ogni anno sono preziosi per portare il nostro apporto positivo al vivere del mondo.