Zia Mame e la fabbrica del buonsenso Usa
Questa zia Mame, svampita ma non troppo, simpaticissima e con grandi disponibilità di denaro che impiega anche a fin di bene, coinvolge il giovanissimo Patrick in una quantità di avventure strampalatissime, destreggiandosi fra i pretendenti e i profittatori, spalleggiata separatamente dalle sue amiche Vera e Bella, svaporate quasi quanto lei. Proprio come nelle pochades e nei vaudeville di una volta, anche le situazioni boccaccesche o scabrose dei racconti si fermano un attimo prima dell'irreparabile, e il tono è sempre elegante come nelle barzellette un po' spinte ma accessibili anche alle signore. Perfino quando zia Mame ha dovuto sostituire Vera, che è una star un po' in disarmo, in una comparsata alle Folies Bergère, non si cade nella volgarità.
Il fatto è che, in fondo, zia Mame ha un buonsenso assai affine alla moralità, come appunto testimonia Patrick adulto per tranquillizzare la moglie Pegeen: «Dai dieci anni in poi mi ha cresciuto zia Mame, finché l'ho scampata, cioè ho conosciuto te. Mi trovi così strano? Non mi faccio la doccia tutti i giorni? Non ho una buona posizione in un'azienda seria? Ti sembra che io nasconda in cantina la collezione di frustini e stivali? Non pago regolarmente le tasse, non torno a casa ogni sera col treno delle sei e zero tre? Ti dirò: ogni tanto non mi dispiacerebbe essere un po' più originale, un po' meno barboso». Insomma, l'educazione disinibita di zia Mame può addirittura forgiare un borghese benpensante, magari come avverrà per il piccolo Michael che, naturalmente, nelle ultime pagine ricompare con la zia in ripartenza, per sigillare il lieto fine.
Patrick Dennis è uno degli pseudonimi di Edward Everett Tanner III, pittoresco personaggio arbasineggiante, morto a 55 anni nel 1976, che amava firmare anche con nomi femminili. Non aggiungo altro, e chi può o vuole capire, ha già capito.