Rubriche

Zerocalcare indaga la sua generazione

Andrea Fagioli sabato 15 luglio 2023
Dopo il successo di Strappare lungo i bordi, Zerocalcare (pseudonimo del fumettista Michele Rech) è tornato su Netflix con la seconda serie di animazione in sei episodi di circa mezz’ora dal titolo Questo mondo non mi renderà cattivo. Anche stavolta la trama ruota attorno alla difficoltà di provare a restare se stessi, in un mondo che rischia di minare le certezze di ogni individuo. Nella prima serie, tramite il personaggio di Zero e di alcuni amici di un quartiere romano, l’autore raccontava parte della sua vita tra disagi, manie, insofferenze e persino situazioni dolorose e tragiche. Il tutto con autoironia e sarcasmo, considerazioni a tratti divertenti per quanto demenziali, ricorrendo a un romanesco estremo con eccessi verbali e qualche imprecazione davvero al limite. In questa seconda serie, in cui non viene meno il «macello aggrovigliato di dolori, solitudine e frustrazione», l’autore affronta in modo più diretto il tema dell’ingiustizia sociale attraverso una storia di scontri tra favorevoli e contrari alla presenza degli immigrati nel centro d’accoglienza del quartiere. In occasione della prima serie c’è chi come don Gianmario Pagano si è spinto a parlare di «teologia di Zerocalcare» individuando in Strappare lungo i bordi presunti riferimenti biblici, alla vocazione e persino alla santità. In più l’Armadillo (che rappresenta la coscienza di Zero ed è doppiato da Valerio Mastandrea) ricorderebbe il Grillo parlante di Pinocchio nell’interpretazione teologica del cardinale Giacomo Biffi. Pur nel dubbio che sia corretto spingersi fino a tanto, confermiamo il valore delle due serie, decisamente insolite per i nostri standard, che attraverso l’animazione per adulti affrontano paure e speranze di una generazione non più giovanissima, quella fra i trenta e i quarant’anni, che però non riesce a diventare adulta. E non solo per colpa propria. © riproduzione riservata