Purtroppo mi cade l'occhio su un servizio di «Style - Corriere della Sera» proprio dopo aver letto un paio di articoli sul fatto che gli italiani devono capire o hanno capito, si spera, che la realtà esiste e le apparenze sono apparenze. Ma il mensile «Style» è un tempio consacrato alle apparenze e non tradisce il suo mandato: esaltare «il diritto al lusso» agli occhi di chi sulle sue pagine contemplerà il lusso degli altri. Intendiamoci: nessuna invidia. Non vorrei mai indossare un orologio Bulgari (prima pagina pubblicitaria) né frequentare il «buddha-bar» Monte-carlo, qualunque cosa sia (ultima pagina). La cosa che colpisce di più è la sistematica assenza di stile in chi si dedica professionalmente allo stile. Ogni tanto in questi supplementi compare uno di quei «maledetti architetti»(come direbbe Tom Wolfe) che aspirano a farci vivere dentro le loro opere d'arte. Ma in questo ultimo numero di «Style» il pezzo forte arriva con l'
homo elegans di pagina 162, un servizio artistico-pubblicitario di cui si fatica ad afferrare la logica. Titolo: «Quel Dandy alla Andy«. Un tale definito «fotografo gentiluomo», che è anche un indossatore, ci propone una serie di autoscatti in cui veste diverse magnifiche merci. La prima didascalia dice così: «Giacca di mohair, 1.600 euro, gilet di kashmere, 490 euro, polo di kashmere ,590 euro, tutto Prada; orologio d'oro giallo e acciaio, Montblanc, 6.200 euro». Otto pagine di foto, stesso autore-attore, stesso tema. Non capisco e non so che pensare. Le righe che introducono il servizio dicono: «L'essere freak in modo chic, l'essenza passiva dello stupore, la segreta conoscenza che ammalia. Io sono tutto ciò che dice il mio album di fotografie». Cioè? L'essenza come apparenza? Il bello è nel prezzo? Siate passivi e stupitevi? Non si capisce che cosa c'entra la «segreta conoscenza», qui forse il giornalista farnetica, o è sicuro che nessuno lo leggerà. Ma forse sono parole di Andy Warhol. Non si capisce. Si annuncia una mostra a Milano. Di chi? Di Warhol o dell'indossatore? Che cos'è: comunicazione o estetica dell'incomprensibile?