Quali sono le tracce che uomini e donne lasciano di sé dopo la loro scomparsa? In primo luogo, naturalmente, i loro libri, le opere da loro realizzate. Ma di quanti non lasciano libri, né cattedrali né sinfonie, che tracce possiamo rinvenire per ricostruirne la storia? Il nome e il volto, naturalmente, ambedue elementi che li hanno caratterizzati come individui. Ben lo sapevano i totalitarismi che si sono affannati a cercare di cancellare anche queste tracce delle loro vittime. E per questo nelle sinagoghe, nel giorno dedicato al ricordo della Shoah, si leggono per ore e ore i nomi delle vittime. In Russia, dove tanti milioni di esseri umani sono scomparsi senza lasciar traccia, ha cominciato un'associazione di oppositori, Memorial, a mettere insieme nomi e volti e a renderli pubblici, perché potessero esser riconosciuti. Di alcuni di loro possiamo ritrovare i volti nelle immagini segnaletiche pubblicate in Italia da Lucetta Scaraffia e Marta Dell'Asta in un libro recente. Sono le foto di centocinquanta persone fucilate da Stalin fra il 1937 e il 1938 a Bulovo, alla periferia di Mosca, dove decine di migliaia di oppositori furono assassinati. Ogni nome che riemerge, ogni volto che trova riconoscimento, è una sconfitta degli assassini.