Vola l'export nell'agroalimentare
Negli scorsi 12 mesi le imprese agroalimentari italiane sono riuscite a vendere fuori confine prodotti per 26.000 milioni di euro, mentre il sistema alimentare nazionale ha importato prodotti per circa 34.600 milioni di euro: il disavanzo, quindi, esiste ancora ma è notevolmente diminuito (-7,2% circa). Stando agli osservatori del mercato, il risultato è stato ottenuto con il contributo soprattutto delle esportazioni dei prodotti agricoli trasformati. Ma, come ha fatto notare Coldiretti, una prestazione eccezionale hanno avuto anche i prodotti della cosiddetta "dieta mediterranea" le cui vendite sono cresciute del 13%: una tendenza che «conferma la grande fiducia conquistata dal made in Italy a tavola che fa segnare la migliore performance tra tutti i prodotti di eccellenza». Quello dei prodotti mediterranei è stato un risultato che ha trainato il resto dell'agroalimentare. Senza contare il fatto che sempre nel 2008 le esportazioni di vino italiano nel mondo hanno raggiunto per la prima volta, secondo l'Istat, un valore di circa 3,5 miliardi di euro. Mentre altre circostanze favorevoli, che la stessa Coldiretti ha messo in luce, fanno ben pensare per il 2009. Basta pensare al superamento dei superdazi Usa sulle conserve di pomodoro, ma soprattutto al via libera, avvenuto a inizio anno, alle vendite di kiwi in Cina: un fatto definito storico che se, secondo i tecnici, rappresenta un'opportunità enorme per l'Italia. L'apertura al kiwi da parte della Cina, potrebbe preludere ad analoghe decisioni anche per altre produzioni ortofrutticole bloccate.
Se questi sono alcuni degli aspetti positivi della situazione, è necessario però tenere conto anche di altro. Secondo Confagricoltura, per esempio, la congiuntura negativa di questi ultimi mesi colpisce duramente anche l'agroalimentare. Il dato di dicembre 2008 su dicembre 2007 presenta, per esempio, un calo delle esportazioni dei prodotti agricoli allo stato naturale del 10,8%. Si tratta di un segnale di allarme che chiede, secondo le imprese, «interventi più incisivi» specialmente per la promozione sui mercati esteri. Iniziative che, tuttavia, a loro volta richiedono risorse importanti che probabilmente adesso non sono nemmeno a disposizione. Eppure è necessario impegnarsi anche su questo fronte. Per capire quanto, basta ancora un dato: nel 2008 la capacità esportativa dimostrata del comparto agricolo-alimentare si è collocata al di sopra dell'aumento registrato per il complesso di tutti i settori di attività economica (+2%), ma la sua fragilità è tale da far presagire una brusca inversione di tendenza in tempi brevi.