«Una voce arriva a qualcuno nel buio. Immagina». Company, Compagnia, non è una delle opere più famose dell’autore, Samuel Beckett, che quando scrisse questo racconto, che è anche una pièce, era già famoso, e suoi personaggi, come Vladimiro, Estragone, Krapp, erano già entrati nel pantheon degli immortali nati dal teatro, con Giulietta Capuleti, Mirandolina, Arlecchino, Faustus. Situazione primordiale: il buio, e una voce che arriva. C’è qualcuno nel buio, quella voce giunge a lui. Pare un nostro antenato nella caverna, che scopre all’improvviso, nell’oscurità, una voce provenire da non si sa dove. una situazione elementare e originaria: l’uomo non solamente è al buio, ma disteso: la voce che giunge da non si sa dove gli rievoca, a brandelli laceranti, come in sogno, momenti della sua vita, dall’infanzia a ora: solo, nell’oscurità, che ascolta una voce. Ci troviamo davanti a una rappresentazione purissima dell’irruzione del mistero. L’uomo disteso nel buio di Beckett è il nostro antenato che per la prima volta percepisce una presenza ulteriore, scopre qualcosa in cui sente una voce inaudita.
L’irruzione di quella voce cambia la percezione dell’uomo, che scopre la propria solitudine, ma anche l’esistenza di qualcun altro, inafferrabile, misterioso, ma presente.
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