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Vivere le Feste senza la forza di amare è come «volar senz'ali»

Maria Romana De Gasperi sabato 17 dicembre 2011
La radio sta trasmettendo la bella canzone di John Lennon, immagine, dove la voce femminile canta in ebraico seguita da una voce maschile che continua in lingua araba e poi assieme terminano l'ultima strofa in quella che oramai è diventata la lingua globale, l'inglese. È una grande malinconia ascoltare quest'inno quasi un grido all'amore e alla pace e guardarci attorno a vedere ancora guerre, incomprensioni, litigi senza fine. Verrebbe voglia di dire a tutti quei poveri Gesù Bambino esposti sulle bancarelle di Natale: torna indietro finché sei a tempo, qui ti faranno solo male. Ma no, lui viene lo stesso e, come le lucciole nella notte d'estate, scende sul mondo in una sottile pioggia luminosa. Forse ritorna per te, padre Valerio che mi scrivi per i tuoi poveri dell'Amazzonia: «Noi frati cappuccini cerchiamo sempre di stare fra gli ultimi, tra i più abbandonati, esclusi o vittime della società moderna. Per questo incontriamo nelle periferie delle città famiglie senza speranza di risollevarsi dalla miseria totale...vorremmo riuscire a offrire per questo Natale una casa almeno per una famiglia, vorremmo offrire la possibilità a un giovane senza alcuna speranza economica a formarsi in un corso tecnico professionale. Abbiamo bisogno di ali, cioè di aiuti per raggiungere i fratelli abbandonati lungo i fiumi e le strade sterrate dell'immensa Amazzonia...». Forse ritorna anche per te che passi giorni e notti dietro le sbarre di una prigione senza respiro e non conosci il futuro della tua vita, o per te Beppe che dormi assieme ai tuoi stracci sulla panchina davanti al negozio di alimentari, che ti passa ogni sera, prima delle chiusura un po' di pane e salame, dietro la promessa che nelle ore del giorno tu vada via per non suscitare quella impressione di fastidio alle signore che vengono a fare la loro spesa. E certo ritorni per tutti noi che abbiamo perduto il senso della fraternità, che ci sentiamo delusi e pieni di rancore perché oggi ci vengono imposti dei sacrifici economici che avevamo dimenticato, noi che non conosciamo più le regole della democrazia, ma le pretendiamo da altri e nel Parlamento, che è il simbolo della nostra libertà, ci permettiamo di esporre le nostre idee in un modo indegno di gente civile. Noi che difendiamo ognuno la propria casta senza ricordare che gli ultimi saranno i primi, senza avere la forza di amare anche chi ci ha fatto torto, né ascoltare le ragioni dell'altro quando una famiglia si divide. Faccio il giro di piazza Navona e sulle bancarelle trovo la tua figura ripetuta mille volte, ma con meno grazia di un tempo quando uscivi dalle mani di un artigiano che ti guardava mentre inventava quel tuo sorriso a mezze labbra, quasi l'inizio di un pianto. Benvenuto anche quest'anno Gesù Bambino.