Virginia e gli Agnelli, una dinastia degna di Shakespeare
Parliamo di stirpe regale perché compito dei regnanti, modernamente, non è tanto o soltanto di esibire potenza, quanto di forgiare uno stile di vita che desta ammirazione e induce all'imitazione, cosa che ai Savoia non è mai riuscita.
Così come all'inizio di ogni dinastia e di ogni grande patrimonio di solito c'è un delitto, anche le origini della Fiat sono ombreggiate da certe speculazioni borsistiche del fondatore, Giovanni Agnelli, che all'inizio del '900 ebbero ripercussioni giudiziarie, appianate con successiva rifondazione.
È riservata alle case regnanti una sorta di immunità che, senza esentarle della morale corrente, induce a una particolare indulgenza nei confronti di certi comportamenti (l'adulterio, in particolare) senza attenuanti per la gente normale.
Così questa Virginia, nata principessa Bourbon del Monte di San Faustino, che nel 1919 sposa Edoardo, figlio del fondatore e senatore Giovanni Agnelli, ha molti aspetti gravemente disdicevoli, eppure riesce estremamente simpatica. Era l'epoca in cui i nobili romani squattrinati sposavano ricche ereditiere americane, ma succedeva anche che, come gli Agnelli, facoltosi borghesi sposassero delle aristocratiche come Virginia, per entrare in un certo giro. Virginia, come ogni vera regina, era feconda, ed ebbe sette figli: Clara (1920), Gianni (il futuro Avvocato per antonomasia, 1921), Susanna (scrittrice e anche ministro, 1922), Maria Sole (1925), Cristiana (1927), Giorgio (1929), Umberto (1934). Edoardo Agnelli, brillante uomo di mondo e filofascista, fu tenuto lontano dalla Fiat, ma si sbizzarrì, aiutato da Virginia, a costruire il lusso sciistico del Sestrière, e morì nel 1935, a soli 43 anni, per un incidente in idrovolante. Subito dopo iniziò per Virginia l'appassionata relazione con Curzio Malaparte, che mandò in bestia il senatore suocero, che fece spiare la nuora dalla polizia fascista, riuscendo per due volte a toglierle la patria potestà sui figli. Ma per due volte Virginia ebbe partita vinta, addirittura con l'intervento personale del duce. Del resto i figli adoravano quella bellissima mamma, fantasiosa e spregiudicata, e fu proprio il quindicenne Gianni ad affrontare il terribile nonno nell'ultimo atto della saga.
Ma Virginia ebbe anche un merito storico: fu lei, con il colonnello Dollmann e il cardinale Caccia Dominioni, a organizzare l'incontro del generale delle SS Karl Wolff con Pio XII, il 10 maggio 1944. Il Pontefice convinse Wolff ad abbandonare pacificamente Roma prima dell'arrivo degli alleati, disattendendo gli ordini di Hitler e di Mussolini che pretendevano battaglie casa per casa, dopo che i ponti di Roma erano già stati minati.
Donna per molti versi straordinaria, dunque, Virginia, che morirà in un incidente automobilistico il 21 novembre 1945, a soli 46 anni. Una cosa strana (fra le molte) è che Gianni, pur innamoratissimo della madre, volle destinarla all'oblio, giungendo al punto di acquistare i diritti cinematografici del film che Mauro Bolognini voleva ricavare da Vestivamo alla marinara, il celebre racconto di Susanna Agnelli, che offre molti particolari della madre. Il silenzio ha sepolto anche Giorgio, il fratello minore di Gianni (che lo derideva), che ad Harvard sperimentò le droghe e morì, forse suicida, in una clinica svizzera. Per questo abbiamo parlato di risvolti scespiriani nella dinastia Agnelli, che il libro di cui ci stiamo occupando illustra senza enfasi e con abbondante documentazione anche iconografica, mentre descrive la dolce vita degli anni '20 e '30 al Forte dei Marmi, dove gli Agnelli frequentavano scrittori, artisti e nobili romani, mentre a Roma l'ereditiera Doroty Dentice di Frasso (nata Taylor) dirozzava l'attore Gary Cooper acquistandogli un guardaroba decente e insegnandogli a muoversi in società.