Meno vino dello scorso anno, ma comunque un "buon" vino. La sintesi della vendemmia 2019 è tutta qui e vale qualcosa come oltre sei miliardi di euro solo tenendo conto delle esportazioni. Numeri da capogiro (ai quali a dir la verità il mondo del vino ci ha ormai abituati), che dicono molto sulla preziosità di un settore che rappresenta sempre una delle punte di diamante del nostro commercio con l'estero oltre che un tratto caratteristico dell'Italia che tutti ci invidiano. Vino, dunque, sempre d'eccezione quello italiano. Stando agli ultimi numeri presentati pochi giorni fa dall'Osservatorio del Vino e frutto del lavoro comune di Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv), in queste settimane si sta raccogliendo una produzione inferiore del 16% rispetto all'annata record del 2018, con una stima di 46 milioni di ettolitri. In ogni caso, l'Italia dovrebbe mantenere anche per il 2019 il primato mondiale, perché né la Francia né la Spagna sembrano in grado di superarla. Meno vino quindi che, tuttavia, come ha fatto notare la Coldiretti, dovrebbe comunque raggiungere un altro traguardo storico delle vendite di etichette italiane all'estero. E in effetti, nei primi 5 mesi dell'anno le esportazioni italiane si attestano già sugli 8,6 milioni di ettolitri (+11% rispetto agli stessi mesi del 2018). Se continuerà così, alla fine dell'anno potrebbe essere superata la soglia dei sei miliardi di euro di vini venduti oltre confine. Se, poi, è previsto un calo produttivo, ciò che conta è comunque la qualità delle uve che viene stimata generalmente "buona" su tutto il territorio nazionale. Anche per la vitivinicoltura dello Stivale però i problemi non mancano. Per questo, probabilmente, proprio nel corso della presentazione dei dati quasi finali della vendemmia, è stato chiesto che il «governo abbia a cuore l'agroalimentare e il mondo del vino». Perché, è stato spiegato, se il vino ha per davvero compiuto un percorso importante di riqualificazione dell'offerta e di riorganizzazione della sua struttura produttiva e commerciale, il settore deve però fare i conti con sfide importanti. Basta pensare, per esempio, alla Brexit e alle incertezze del nuovo assetto geopolitico mondiale. Già, perché anche le etichette italiane sono immerse nel pieno degli scambi e delle politiche commerciali internazionali. Insomma, quello italiano è sempre di più un vino ricercato e amato, ma anche globalizzato.