In fatto di produzione vitivinicola siamo i primi, ma dobbiamo essere capaci di continuare ad esserlo. Servono non solo eccellenza qualitativa e sapienza produttiva, ma anche capacità commerciale, prontezza di riflessi, velocità del marketing, organizzazione del sistema. Detto in altre parole, quello del vino è uno dei comparti più in vista dell'agroalimentare nazionale: vive un periodo che può essere definito buono magari anche ottimo, ma corre sul filo di un crinale stretto e insidioso e basta poco per scivolare. Per questo, tutto ciò che serve per "fare rete" e "fare sistema" - per usare termini cari agli analisti - è utile. Come, per esempio, la nuova iniziativa del Vinitaly di Verona che ha creato VinitalyWineClub, un'innovativa piattaforma di promozione e vendita online che ha un obiettivo ambizioso: offrire ai produttori la possibilità di raggiungere nuovi consumatori, dando loro l'opportunità di scoprire nuovi vini da ogni angolo della Penisola. L'idea degli organizzatori della manifestazione - quest'anno dal 7 al 10 aprile - è di colpire più in profondità i mercati emergenti e le nuove forme d'acquisto del vino. Non è un caso, per esempio, che l'edizione 2013 avrà come ospite d'onore la Cina, che può contare su 190 milioni di persone che fanno già acquisti sul web. La battaglia del mercato vitivinicolo, d'altra parte, si combatte ormai a livello planetario. E l'Italia, per ora, si sta comportando bene. Nei primi 11 mesi dello scorso anno - secondo Federvini - il nostro vino ha fatto segnare vendite all'estero in calo del 9% nei volumi, per un totale di 21,4 milioni di ettolitri esportati, ma in crescita del 7% in valore, pari a 4,7 miliardi di euro. Abbiamo sempre più a che fare con produttori agguerriti che non sono solo francesi, nostri concorrenti di sempre, ma anche australiani, argentini e cileni, oltre che con mercati in espansione ma da seguire passo dopo passo. Ancora la Cina è, sotto questo profilo, utile da esaminare: a fronte della Francia che perde quote, l'Italia rimane inchiodata al 5% della quota mercato, pur a fronte di una crescita esponenziale dei consumi locali.Internet e negozi virtuali, contro enoteche e cantine tradizionali. Potrebbero essere questi i termini entro i quali nei prossimi anni si giocherà il destino dei vigneti nostrani, così come quello del resto della vitivinicoltura globale. Basta pensare all'ormai diffusa abitudine di usare la rete per informarsi e per fare acquisti anche nell'agroalimentare, senza contare la presenza, proprio al Vinitaly, di ben 110 giornali online contro un centinaio di quotidiani tradizionali.Vincere nella Rete è la sfida che affrontano le circa 383mila imprese viticole nazionali che danno lavoro a 700mila persone, che diventano 1,2 milioni con l'indotto e che producono circa un milione di etichette. Una sfida che ovviamente è da vincere, non solo per brindare alla fine, ma per pure e semplici ragioni economiche e ambientali.