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Vino, aglio e spiritualità Quanto vale il turismo

Paolo Massobrio mercoledì 7 settembre 2022
«Onde barocche» è il titolo di una mostra allestita nell'Oratorio della Ripa a Pieve di Teco (Im), inaugurata all'Expo della Valle Arroscia. Don Emanuele Caccia, che ne è stato curatore, mi ha accompagnato a vedere i capolavori diocesani fra il 1600 e il 1750, con 23 autori che vanno da Anton Maria Maragliano a Guido Reni; da Giulio Benso a Giovanni e Andrea De Ferrari. E mi hanno colpito non solo la forza delle immagini, ma il fatto che all'interno di una manifestazione enogastronomica che qui celebra il vino Ormeasco o il finissimo aglio di Vessalico, ci fosse questa oasi di cultura e spiritualità, capace di raccontare meglio di ogni altra cosa le ragioni di un'economia di montagna. Conoscere l'Italia a partire dalla Storia mi è sembrato un incipit che apre a una visione, quella che manca a un Paese dove il turismo ha generato il 13% del Pil, forte dei suoi 7mila chilometri e oltre di coste e mille di Alpi e Dolomiti. Ma il presidente di Th Resort Graziano Debellini si è dichiarato interdetto di fronte a una politica che va a spot, sposando la visione romantica dei borghi a discapito di una strategia capace di rafforzare un settore economico che soffre di eccessiva polverizzazione.
È dunque stata una sorpresa anche la visita ai Musei Vaticani e in particolare quella Galleria delle Carte Geografiche voluta da papa Gregorio XIII fra il 1580 e il 1585, con gli affreschi disegnati da pittori italiani e fiamminghi. Un'iniziativa della Chiesa per conoscere l'Europa, Paese dopo Paese, quasi un abbraccio perché nulla venisse dimenticato. E lì ho preso atto che il Monferrato, citato insieme al Pedemontium (il Piemonte), era e rimane una delle regioni più castellate d'Italia, che nei prossimi due weekend verrà celebrato con la 16ª edizione di Golosaria fra i castelli del Monferrato, proprio per vivere nella contemporaneità il gusto per la storia. Che è quello di conoscere quali sono le risorse che ci sono state consegnate, tema che dovrebbe illuminare anche i leader dei partiti in una campagna elettorale dove di turismo praticamente non si parla, mentre servirebbe una scelta proprio ora, ancor più affinché non si vanifichi la prossima stagione invernale, dove gli impianti di sci rischiano di restare fermi a causa dell'aumento dei costi energetici. Chi raccoglie questo appello, che non riguarda uno sfizio per pochi, ma un settore dell'economia che occupa il 7% dei lavoratori italiani con oltre 1 milione e 600mila addetti? Non è poco se lo sommiamo all'indotto culturale e anche enogastronomico. Che è sempre economia, benché qualcuno lo consideri solo folklore.