Il consumo di vini e spumanti continua a diminuire. Negli ultimi 5 anni, infatti, il tasso di variazione medio annuo è diminuito del 2,4%. Si tratta di una indicazione importante, che la dice lunga sulla necessità di prendere con le molle numeri e dati che arrivano dal mondo del consumo alimentare. I primi mesi del 2005, infatti, hanno mostrato una certa controtendenza rispetto agli ultimi anni. Ma , evidentemente, è ancora presto per parlare con certezza.
Intanto, a dire la loro sono le ultime analisi di Ismea, l'Istututo per gli Studi sui Mercati Agricoli. Il volume degli acquisti domestici di vino e spumanti, negli ultimi cinque anni, è passato da 9,65 a 8,57 milioni di ettolitri. A subire i cali più significativi il vino da tavola, il cui decremento medio ha sfiorato il 3%. Più contenute le flessioni per il vino Doc+Docg (-1% annuo). In calo del 2,4% l'anno anche lo spumante.
Tra i vini di pregio, sono andati bene sui mercati quelli bianchi (+0,6% annuo) a testimoniare una inversione di tendenza nelle preferenze degli italiani tra il vino a denominazione rosso e il bianco, a favore di quest'ultimo. Anche questo, fra l'altro, sarà certamente uno dei temi del prossimo Vinitaly - la manifestazione scaligera dedicata al vino - che aprirà i battenti la prossima settimana. Niente da fare, invece, per i vini rosati che hanno perso in media il 13% l'anno dei volumi acquistati.
Sul fronte della spesa le tendenze risultano diverse. In media, la spesa per vino e spumanti negli ultimi cinque anni è aumentata di un punto percentuale all'anno, passando da 1,63 a 1,71 miliardi di Euro.
Tra gli spumanti, l'Ismea ha poi segnalato le perdite consistenti dello Champagne (in media -7,7% annuo). Gli spumanti dolci, in ogni caso, rimangono i preferiti dei consumatori, costituendo quasi il 60% del totale di spumanti acquistati.
Solamente nel 2004, tuttavia, la spesa per il vino da tavola è scesa al 51%, mentre in termini di volumi ha perso solo un punto percentuale. In calo anche la spesa per gli spumanti, scesa al 12% del totale (volumi invariati). Tutto a favore dei vini di alto rango
che negli ultimi cinque anni si sono accaparrati il 37% della spesa complessiva per vini e spumanti, a fronte di un 22% dei volumi.
Cosa dedurre da tutto ciò? Almeno una considerazione generale: continua a pesare ancora una volta la difficile congiuntura economica e, quindi, alla contrazione delle possibilità di spesa. Ma per il vino c'è probabilmente anche di più. La disaffezione al questo prodotto che si è prolungata per anni, non è ancora stata vinta dalle tante campagne promozionali su di esso. Così come rimane obiettivamente difficile per i produttori poter variare velocemente una produzione che, più di altre, deve scontare tempi biologici lunghi e complessi. Le statistiche, quindi, ci riportano ad una delle tante dure realtà con cui l'agricoltura si scontra quasi ogni giorno: la necessità di stare al passo con il mercato e di rispettare i tempi della natura.