Vincere l'indifferenza offrendo speranza
Non era la prima volta che Francesco affrontava il tema dell'indifferenza, e non sarebbe stato l'ultimo. C'è tornato anche domenica scorsa, all'Angelus, per tornare a ricordarci quanto quell'atteggiamento sia la tossina più micidiale che esista, capace di avvelenare nel profondo ogni rapporto umano. Per questo, ha detto, bisogna «bonificare gli avvallamenti prodotti dalla freddezza e dall'indifferenza», aprendosi agli altri «con quella cordialità e attenzione fraterna che si fa carico delle necessità del prossimo», avendo sempre «una premura speciale» per i più bisognosi. «Quanta gente, senza accorgersene forse, è superba, aspra, non ha quel rapporto di cordialità col prossimo… Non si può avere un rapporto di amore, carità, fraternità col prossimo, se ci sono dei “buchi”. È come su una strada, non si può andare se ci sono tante buche...».
Per questo, dunque, è necessario «cambiare atteggiamento». Intraprendere un cammino di conversione che rende «concreta» l'attesa del Natale, facendo come Giovanni Battista «vicino al fratello», indicando «prospettive di speranza anche in quei contesti esistenziali impervi, segnati dal fallimento e dalla sconfitta». Ecco perché è necessario partire con l'abbassare le «tante asprezze causate dall'orgoglio e dalla superbia», e compiere «gesti concreti di riconciliazione con i nostri fratelli, di richiesta di perdono delle nostre colpe». È così che si rende concreto quel cammino verso la conversione che richiede il Vangelo in questo tempo di Avvento, e che «è completa se conduce a riconoscere umilmente i nostri sbagli, le nostre infedeltà e inadempienze».
Dunque è con questa consapevolezza che ogni credente in Cristo è chiamato a essere «coraggioso testimone per riaccendere la speranza, per far comprendere che, nonostante tutto, il regno di Dio continua a costruirsi giorno per giorno». Accettando non di farci carico degli altri giorno per giorno, e con l'aiuto di Maria «preparare la via del Signore, cominciando da noi stessi; e a spargere intorno a noi, con tenace pazienza, semi di pace, di giustizia e di fraternità». Perché alla fine, come lo stesso Papa Francesco disse ad Assisi nel settembre del 2016, l'indifferenza non è altro che la forma contemporanea del paganesimo.