Vietato uccidere. Anche con i titoli dei giornali
Su un altro livello stanno invece le damas de blanco, le madri che ogni domenica – riferisce Il Corriere della Sera lunedì 28 – sulla Plaza de la Revolucion protestavano contro gli arresti arbitrari del regime e che questa volta non sono scese in piazza. «Non ci rallegriamo per la morte di un essere umano, ma celebriamo la morte di un dittatore». Si può dire, allora che, tutto sommato, al «meglio tardi che mai» è preferibile, sulla medesima pagina di Libero, quel «bicchiere di rum cubano» che un altro collega invita a bere «alla salute» (di Castro?).
Il Giornale, invece, protesta perché la «gloriosa Marina militare» è stata «ridotta a trasportare migranti», anzi a «salvarne, scortarne e trasportare migliaia e migliaia», un «fatto intollerabile anche perché comporta un pesante logoramento di uomini e di mezzi». Eppure, tutti sanno che il salvataggio di chi è in pericolo di annegare o di affondare è una legge morale anche assai prima di ogni convenzione internazionale (ce ne sono almeno tre: Londra 1974, Amburgo 1979 e Nazioni Unite 1982). Se questo dovere è nobile, glorioso e spontaneo o istintivo è proprio nel salvataggio dei migranti e nell'accoglienza fraterna di questi il suo orgoglio, l'onore della Marina.
RISO AMARO
Il Fatto Quotidiano, cui piace usare le volgarità, si squalifica tentando (venerdì 2) una satira alla maniera di Charlie Hebdo e propone «una risata per il No». Così ha aggiunto al giornale di venerdì 2 una copertina illustrata sulla quale appaiono i due personaggi "simbolo" del referendum: Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, ciascuno con tanto di aureola. Voleva essere – oltraggio ai credenti – una forzata parodia della Trinità, spiegando che i due costituirebbero «il mistero della Santissima Binità», che viene esplicitato dalle due righe di un grossolano e osceno insulto. Ma sono le bravate del laicismo (non della laicità).