Ricordo una frase di Steve Jobs che mi sono appuntato nella testa: «Creatività vuol dire saper collegare le esperienze vissute e sintetizzarle in nuove cose…». Il mondo in effetti è pieno di gente in gamba. Ma i creativi veri, quelli sono pochi. Lo dico con ammirazione, consapevole del mio mestiere fatto invece solo di parole. Che il giorno dopo, al massimo, sono buone per incartare il pesce, come quelle scritte su tutti i giornali scaduti. I creativi invece, quelli giusti, loro salveranno il mondo. Ma ci sono anche gli sbagliati, e sono tanti. Quelli che mettono per forza l’orpello, che devono stupire per potersi illudere di essere considerati dei geni. La creatività di niente è scrivere un romanzo riempiendolo di cose anziché levarle, è il trionfo della grafica senza contenuto, del messaggio criptico che capiscono solo loro. Sono le matite sciocche che ci stanno disegnando la vita con scarabocchi spacciati per capolavori. Che bello invece saper costruire qualcosa di semplice, di materiale e di comprensibile. E invecchiare con un mestiere antico, in silenzio, in un mondo dove il talento vero è ancora senza show. Che meraviglia è l’arte di chi genera con le mani, quella di chi sa aggiustare ogni cosa, e riesce a trasformare l’indefinito in qualcosa di bello, di utile. E spesso anche di buono.
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