Viene già il tempo di voltare pagina
Dall'Africa all'Europa, dall'America all'Asia, c'è gente che, dalla strada, ha chiesto democrazia effettiva, lavoro, servizi sociali di migliore qualità, diritti civili, giustizia sociale e la fine di abusi, corruzione e austerità... Ciò che hanno in comune tutte queste proteste è la crisi della democrazia liberale e il fallimento dello sviluppo economico e sociale. È la sfiducia nei processi politici attuali che le unisce. Il libro citato analizza le proteste effettuate tra il 2013 e il 2020 e sottolinea come sia prevalente la dimensione politica di queste manifestazioni. Esse hanno avuto luogo in almeno 101 Paesi e hanno attraversato frontiere. La domanda di protesta prevalente nel periodo 2006-2020 è stata quella tesa a chiedere l'esercizio di una "democrazia reale". Anche qui, a Niamey, così come in altre capitali del Sahel, ci sono stati tentativi di girare pagina. E non sono mancate manifestazioni di protesta legate, in modo più o meno diretto, a quanto il libro-rapporto sottolinea e cioè alla volontà di vivere una democrazia sinceramente popolare.
Cambiare non è poi così facile come potrebbe sembrare a prima vista. Le democrazie attuali, tropicalizzate, autoritarie o totalitarie, possiedono un arsenale di misure volte a dissuadere chi vorrebbe, magari impunemente, girare pagina: controlli e azioni preventive sui militanti considerati pericolosi, uso sproporzionato di forze armate, lacrimogeni, arresti arbitrari a domicilio o per strada. In un'espressione sola: l'uso della repressione come sistema di controllo sociale. La colonizzazione delle menti va di pari passo con l'addomesticamento (passivo o attivo) della giustizia, unico baluardo contro gli abusi senza limite della hybris del potere. Eppure, nonostante tutto questo, nonostante tanta potente arroganza, voltare pagina è necessario e doveroso per chi crede che la vita non è un problema da risolvere, un mistero da scoprire e un'avventura da rischiare. Ogni bimbo che nasce in questo mondo arriva con in mano un foglio non ancora scritto che si chiama speranza.
Niamey, Natale 2021