«Vi piegate alla propaganda russa?» Certo che no. Leggere fino in fondo
in un mondo ideale non dovrebbe potere dettare alcuna condizione. Una volta avviato un conflitto, la trattativa implica però che le parti trovino un compromesso, seppur sbilanciato a favore dell’una o dell’altra (a meno che vi sia piena capitolazione di un contendente). Che la delegazione del Cremlino si fosse detta disponibile ad aperture su Crimea e adesione ucraina alla Ue mi pare una notizia degna di interesse.
D’altra parte, come pure ho spiegato, la lettura offerta da Charap e Radchenko è stata subito oggetto di alcune critiche, non per i documenti riportati, bensì per l’interpretazione che ne hanno dato (ad esempio, sull’effettiva volontà di Putin di dare seguito alla bozza di accordi). E che si tratti di materia ancora incandescente, capace di creare subito campi contrapposti, lo si evince dalla grande enfasi che un quotidiano italiano ha voluto attribuire alla vicenda (dopo che “Avvenire” aveva già informato più pacatamente), imputando all’allora premier britannico Boris Johnson la responsabilità del mancato raggiungimento della fine delle ostilità. Una circostanza, questa, che fa parte della narrazione del Cremlino e che la ricostruzione dei due autori su “Foreign Affairs” esclude del tutto. Come può notare, gentile lettrice, questo giornale non si fa infiltrare dalla velenosa propaganda russa, ma cerca di dare un’informazione completa e trasparente nello spirito di servizio ai lettori e alla causa di una pace giusta e duratura. Io personalmente ho scritto molto in questi due anni per condannare l’azione di Putin e per sostenere la resistenza di Kiev. E continuo a pensare, rispettando il dissenso di altri commentatori di “Avvenire”, che si debba continuare ad alimentare la legittima difesa sul campo dell’Ucraina in questo momento di particolare difficoltà, pena una serie di gravi conseguenze per il Paese sotto attacco e per l’intera Europa. © riproduzione riservata