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«Vi piegate alla propaganda russa?» Certo che no. Leggere fino in fondo

Andrea Lavazza venerdì 19 aprile 2024
Caro Avvenire, sono una lettrice del giornale, che apprezzo, soprattutto del sito, trovandomi quasi permanentemente in Ucraina. Vorrei esprimere il mio dispiacere vedendo l'articolo sulle trattative tra Mosca e Kiev. Dal contenuto si capisce che è stata presentata una delle varie analisi fatte riguardo al negoziato del febbraio-marzo 2022. Ritengo però inappropriati il titolo e la foto. Mi hanno fatto pensare a una delle tante infiltrazioni, voluta o assunta in modo succube, della propaganda russa, che fa comparire il dittatore travestendolo da persona aperta e civile. Lettera firmata Gentile lettrice, grazie della sua attenzione e del suo apprezzamento per “Avvenire”. Faccio un’eccezione e pubblico una lettera senza il nome per richiesta della mittente, conoscendone l’impegno e la situazione che consigliano una certa riservatezza. L’articolo cui si discute è uscito a mia firma sull’edizione digitale martedì 16 aprile e poi su quella cartacea il giorno successivo. Davo conto di un’analisi con fonti inedite, pubblicata sulla rivista “Foreign Affairs”, dei negoziati tra Mosca e Kiev nei primi mesi dopo l’invasione. Nel titolo si fa riferimento a “concessioni” di Putin (che è anche ritratto nella foto che accompagna il pezzo. Lei scrive: «Il fatto di mettere spesso foto di Putin ben sistemato è un messaggio. Si rende meglio la realtà associandogli un’immagine che rappresenti l'abisso di dolore provocati dalle sue decisioni». Una considerazione profonda, che non sempre un quotidiano può fare propria, meritevole di riflessione). Capisco che la sintesi inevitabile possa avere suscitato qualche perplessità. Il presidente russo è l’invasore (come peraltro ho ricordato) e, in quanto tale,
in un mondo ideale non dovrebbe potere dettare alcuna condizione. Una volta avviato un conflitto, la trattativa implica però che le parti trovino un compromesso, seppur sbilanciato a favore dell’una o dell’altra (a meno che vi sia piena capitolazione di un contendente). Che la delegazione del Cremlino si fosse detta disponibile ad aperture su Crimea e adesione ucraina alla Ue mi pare una notizia degna di interesse.
D’altra parte, come pure ho spiegato, la lettura offerta da Charap e Radchenko è stata subito oggetto di alcune critiche, non per i documenti riportati, bensì per l’interpretazione che ne hanno dato (ad esempio, sull’effettiva volontà di Putin di dare seguito alla bozza di accordi). E che si tratti di materia ancora incandescente, capace di creare subito campi contrapposti, lo si evince dalla grande enfasi che un quotidiano italiano ha voluto attribuire alla vicenda (dopo che “Avvenire” aveva già informato più pacatamente), imputando all’allora premier britannico Boris Johnson la responsabilità del mancato raggiungimento della fine delle ostilità. Una circostanza, questa, che fa parte della narrazione del Cremlino e che la ricostruzione dei due autori su “Foreign Affairs” esclude del tutto. Come può notare, gentile lettrice, questo giornale non si fa infiltrare dalla velenosa propaganda russa, ma cerca di dare un’informazione completa e trasparente nello spirito di servizio ai lettori e alla causa di una pace giusta e duratura. Io personalmente ho scritto molto in questi due anni per condannare l’azione di Putin e per sostenere la resistenza di Kiev. E continuo a pensare, rispettando il dissenso di altri commentatori di “Avvenire”, che si debba continuare ad alimentare la legittima difesa sul campo dell’Ucraina in questo momento di particolare difficoltà, pena una serie di gravi conseguenze per il Paese sotto attacco e per l’intera Europa. © riproduzione riservata