Rubriche

Verso il futuro

Lorenzo Fazzini venerdì 17 maggio 2024
Jean-Claude Guillebaud, saggista e scrittore francese tornato alla fede da adulto (Come sono ridiventato cristiano, edito da Lindau, è il libro che l’ha fatto conoscere in Italia), ha scritto che la forza intellettuale della tradizione ebraico-cristiana è quella di offrire alle persone una prospettiva di futuro, di novità, di tensione verso il domani. Lo ammette bene il colonnello protagonista del romanzo La buona guerra (Einaudi), a firma dello statunitense Phil Klay: il racconto di personaggi e fatti della guerra civile in Colombia. Ad un certo punto il militare, voce narrante, un credente tiepido e abitudinario, afferma: «Al battesimo di Valencia avevo dichiarato di educarla nella fede cattolica. Al battesimo del figlio di Juana Peréz avevo sentito un neonato urlare mentre gli veniva tracciato sulla fronte il segno della croce. In entrambe le occasioni avevo immaginato di assistere a un mistero sacro. Ora il mio mondo è molto più limitato, quella fede si è esaurita. Eppure, in mia figlia, c’è ancora un progresso verso il futuro. Tutti i fallimenti irrisolti della mia vita possono trovare risposta in lei». Questo “progresso verso il futuro” ha le sue radici in un fonte battesimale: anche quando la fede ci ha abbandonato, si può avere – come ha affermato il romanziere Sandro Veronesi – «fede nelle persone che hanno fede». E guardare al futuro con minor angoscia. © riproduzione riservata