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Verso i Giochi dispari con una gioia vera

Mauro Berruto mercoledì 7 luglio 2021
I Giochi Olimpici più complicati della storia recente, rinviati senza nessuna certezza un anno fa, i primi della storia moderna che si terranno nell'anno dispari, sono alle porte.
Ci sono ancora dubbi da sciogliere, per esempio non è chiaro se sugli spalti ci saranno i tifosi oppure no, ma ormai il dado è tratto: i Giochi si faranno e le prime delegazioni stanno già partendo per Tokyo per il lungo periodo di adattamento. Così, se qualcuno sta già salendo sull'aereo, qualcun altro ha, proprio in queste ultime ore, completato il processo di qualificazione. Nell'ultima settimana il Team Italia, che il 23 luglio sfilerà alle spalle degli alfieri azzurri Jessica Rossi ed Elia Viviani, è stato protagonista di grandi gioie e di grandi dolori, come sempre succede quando si arriva al momento più importante, atteso per quattro anni che in questo caso, straordinariamente, sono diventati cinque.
Partiamo da due giovani che ai Giochi Olimpici non ci andranno e, in entrambi i casi, non perché abbiano mancato la qualificazione. Larissa Iapichino, saltatrice in lungo e figlia d'arte dell'astista Gianni Iapichino e della campionessa Fiona May, atleta diciannovenne dall'enorme talento, si è dovuta fermare per un infortunio subìto all'ultimo salto dei campionati italiani assoluti, il 26 giugno scorso. Larissa vede sfumare la sua prima esperienza olimpica, consolandosi con il fatto che per arrivare a Parigi da protagonista toccherà aspettare "solo" tre anni. Un altro talento, che invece ad agosto di anni ne compirà venti e non vedremo a Tokyo è il tennista Jannik Sinner. In questo caso, tuttavia, per scelta. L'atleta altoatesino, su indicazione del suo staff, ha deciso di rinunciare alla partecipazione ai Giochi per potersi allenare in vista del proseguire della stagione. Non entro nel merito della scelta, ma credo sia un enorme occasione persa proprio per la crescita del ragazzo. Ho avuto la fortuna di partecipare, nel ruolo di allenatore, a due edizioni dei Giochi Olimpici e sono certo del fatto che essere in quel contesto, a prescindere dal risultato finale, è un acceleratore della crescita umana e sportiva di un atleta.
Peccato, davvero, ma a ristabilire il bilancio dell'ultima settimana c'è una delle imprese più incredibili della recente storia azzurra: la squadra nazionale maschile di basket ha demolito a Belgrado la Serbia vice-campione olimpica a Rio. Senza nomi altisonanti, il ct Meo Sacchetti ha guidato magistralmente una vera squadra e ha costruito un capolavoro. Il basket volerà a Tokyo, per la gioia degli insonni che potranno godere dello spettacolo offerto da questi ragazzi meravigliosi.
L'ultima storia, infine, è quella di cui si è parlato di meno, ma forse è la più "olimpica" di tutte: Giovanni Faloci, discobolo umbro 36enne, dopo aver cercato la misura per la qualificazione olimpica nei meeting di mezza Europa è riuscito nell'impresa nell'ultimo giorno utile, a Spoleto. A Tokyo non avrà ambizioni di medaglia, ma rappresenterà al meglio la magia dei Giochi: «Ci ho provato fino all'ultimo giorno e non ho mai smesso di crederci», ha detto. Era tanto tempo che volevamo ascoltare e condividere parole di una gioia così piena e di una felicità così vera.